Ancestralità e modernità, lingua del "noi" e lingua dell'"io" si fondono in questa parlata pugliese che l'autore maneggia con la consapevolezza di chiedere performances letterarie a un mezzo vocato all'oralità. Produrre contaminazioni tra alto e basso, come tra sacro e profano: questa la scommessa di Angiuli, che cerca nella nobile povertà del dialetto un luogo privilegiato di verifica.