Accedendo alle nostre ordinarie fonti d'informazione ci accade frequentemente, o nel cercare notizie generali oppure inseguendo progetti turistici o semplicemente per indagine geografica, di imbatterci nell'inconfondibile immagine di chiese esposte, è ovvio dedurlo, come monumento bandiera di una località, indipendentemente dal loro pregio artistico o dal carattere religioso e civile delle comunità del posto. Che una chiesa assommi nell'immaginario e nella stessa prassi il potere simbolico rappresentativo di un sito e del suo popolo è segno che essa si eleva a indicatore e insieme a fattore d'identità. In essa ci si riconosce aldilà della sua materialità edile, anche senza abbandonarsi all'indagine circa le diverse dinamiche di influsso dell'antropologia del sacro. Il fatto, certamente, può dipendere dall'interesse storico o artistico dell'edificio, o anche dall'assenza di altri manufatti rilevanti, oppure dalla monumentalità intesa come affermazione di attivismo creativo, ma resta intatto l'intrinseco rinvio, evidente e intuitivo, a una chiesa come casa di fede. Interventi di Fortunato Frezza e Osbat Luciano.