DanMachi. 3.

Un interno in penombra. Il crepuscolo che avvolge tutto fuori dalla finestra spadroneggia anche nella stanza. Freya solleva silenziosamente le estremità delle labbra, con la luce della lampada a pietre magiche sul tavolo che tremola come quella di una candela. Babele, il grattacielo edificato sopra il labirinto. Ultimo piano. Qui vi sono pochi mobili. Questa enorme stanza che ricorda una suite di lusso è inverosimilmente sobria, ma in compenso qualunque oggetto qui dentro è semplicemente sfarzoso. E al contempo ben si sposa con gli interni. Una libreria gigantesca, un letto troppo grande per le regole del buon senso e un tappeto rosso scuro molto chic. Sulla parete vi è un dipinto con il sole e la luna ai due lati. La dea dai capelli d'argento con un bicchiere di vino in mano si sta intrattenendo in una conversazione con un servo scelto. «Non mi sembrava neanche lui. Non è questione di Status. Grazie al semplice apprendimento della magia il suo splendore si è fatto ancora più vivido... Ai miei occhi le sue capacità sono apparse più raffinate.» Leva il bicchiere alla fredda luce della luna che penetra in questa stanza immensa e osserva l'ondeggiante superficie del liquido su cui essa si riflette. Il colore del giovane vino bianco così rischiarato non è particolarmente intenso. E ovviamente nemmeno il suo sapore.

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