Un'opera che è diventata un piccolo classico, un cult, nella quale un autore a sua volta di culto celebra l'horror definendone gli archetipi in una ridda in cui danzano, tenendosi per mano, letteratura e z-movies, leggende metropolitane e cinema d'autore, serie Tv, fumetti e perfino le figurine. L'approccio apparentemente acritico, dichiaratamente soggettivo, sbarazza il "professor" King da ogni accademismo, lasciandolo libero di esprimere il suo punto di vista. Un testo profondo e lieve allo stesso tempo, un saggio che, ben lungi dall'aderire al genere, è piuttosto un possente amarcord. E, per gli appassionati, un'occasione per sbirciare sotto il mantello del Re. Del brivido.
Libri Senza Gloria Blog Pop Nerd - 17/10/2020 14:43
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La più celebre Danse Macabre è senzaltro il breve poema sinfonico del 1874 composto da Camille Saint-Saens e spesso usato nei film come nei cartoni animati. Il compositore si era ispirato al tema iconografico tardo-medievale conosciuto come Danza Macabra, nel quale è rappresentata una danza tra uomini e scheletri. Da questo, dallomonima poesia di Charles Baudelaire e da molto altro prende spunto il Re del Brivido Stephen King nel suo manuale-non-manuale alla ricerca dellessenza dellhorror.
Danse Macabre non un romanzo, quindi, avete letto bene: è un saggio. Antesignano di quel vero saggio sulla scrittura che sarà On Writing. Un saggio sulla paura. Uno scheletro, non a caso, o meglio un teschio, campeggia sulla bellissima sovracopertina in bianco e nero della ristampa Frassinelli.
In questopera King, con il suo consueto stile semplice, colloquiale e a volte sboccato, passa in rassegna il meglio (e il peggio) della produzione libresca, filmica (e seriale) e radiofonica dedicata al mondo della paura, dimostrando una conoscenza quasi enciclopedica della materia per il trentennio 50-80 e sfoderando una lucida analisi della quale è priva la maggioranza dei recensori per riviste dedicate. Unonniscienza cinematografica, quella esibita da King, che scommettiamo potrebbe competere con quella di Quentin Tarantino
Come di rito per i libri di King, oltre alle dediche e ai ringraziamenti (per Bloch e Long tra i lovecraftiani, ma anche Jorge Luis Borges e Ray Bradbury), oltre agli epitaffi (uno di Eddie Cochran e laltro di Peter Staub, collega di penna con il quale ha scritto Il talismano e La casa del buio), segue una sfilza di premesse: lintroduzione Curiosity killed the cat a cura del traduttore Giovanni Arduino che elogia il what if alla base di ogni testo kinghiano e si fa beffe dei critici e del fandom duro e puro; linevitabile Nota alledizione italiana; quindi la Prefazione alla prima edizione sui motivi che spinsero King a scrivere la sua Ultima Parola sui meccanismi dellorrore, e infine la Prefazione alledizione tascabile nella quale riconosce il suo debito verso i complici di questa impresa.
Leggere un saggio di King non dà mai limpressione di leggere un manuale di scrittura in biblioteca, quanto una piacevole rivista appena trovata nella sala dattesa di un dentista. Anche in questo caso il Re non si approccia alla materia con la dovuta scientificità, anzi sembra negarne la possibilità, ma comunque con metodo...
Libri Senza Gloria Blog Pop Nerd - 17/10/2020 14:43