Anche la filosofia si interroga sull'amore, collocando questo tema al centro di una concezione del mondo, della natura, della vita. I tre "Dialoghi d'amore" di Leone Ebreo (Yehudah Abrabanel), scritti presumibilmente all'inizio del Cinquecento e usciti postumi nel 1535, rappresentano uno dei testi fondamentali della filosofia d'amore del Rinascimento italiano. Un'opera misteriosa e, assieme, fortunata: tra l'anno di prima pubblicazione e il 1607 conobbe venticinque edizioni con un successo durevole lungo tutto il Seicento e, in qualche misura, nel secolo successivo. L'autore, autentico talento filosofico, discendente da una illustre famiglia portoghese giunta in Italia per le persecuzioni antisemitiche in Spagna e Portogallo, è un'affascinante figura di letterato e medico, aperto a vari orientamenti di pensiero. I suoi "Dialoghi d'amore" sono una sintesi ineguagliata fra tradizione platonica, aristotelismo arabo, cultura ebraica, esegesi biblica. Questa edizione, a cura di Delfina Giovannozzi, assume come punto di partenza il testo pubblicato nel 1983 da Giacinto Manuppella, confrontato sistematicamente con l'"editio princeps" del 1535, rinnovando così l'edizione del testo dei "Dialoghi d'amore" stabilito da Santino Caramella e pubblicato nella collana "Scrittori d'Italia" della Laterza nel 1929. Il testo è introdotto da un saggio di Eugenio Canone.