Il 20 marzo 1428 a Todi viene arsa sul rogo con l'accusa di stregoneria Matteuccia di Francesco. Di lei parlano solo gli atti del processo, trenta capi di imputazione pretestuosi e tragicamente ridicoli. Il processo a Matteuccia Francisci è, in questo romanzo, un omicidio commissionato per motivi politici, nel momento in cui si ridefiniscono le unità territoriali e lo Stato della Chiesa riafferma con forza la propria presenza nell'Italia centrale, minacciata dalle conquiste militari del capitano di ventura Braccio da Montone, al cui entourage Matteuccia di Francesco è senz'altro fortemente legata. La storia di quel periodo, da San Bernardino da Siena a Papa Martino V, è la cornice entro la quale lo stigma delle streghe ha lo stesso colore e gli stessi simboli usati contro l'ebraismo e l'eresia. Il silenzio delle tante vite, che la Storia ha cancellato, si infrange nelle immagini dei volti dei protagonisti che Sabrina Brunetti ha immaginato e che sono parte integrante dell'opera.
La vita di Mariuccia, donna sicuramente particolare, curiosa e con grandi capacità a livello intellettivo/medico/conoscitivo si scontra con la mentalità del quindicesimo secolo, piena di persone pronte a condannare ciò che non capiscono, a causa di ignoranza, superstizione e pregiudizio. La storia parte dalla giovane età della protagonista, evidenziando le sue attitudini e la voglia di scoprire, imparare e rendersi utile verso gli altri, fino al suo scontato epilogo, dovuto anche alla mancanza di appoggi e amicizie influenti. Lo stile è adeguato, la lettura è piacevole e scorrevole, anche se nel finale mi sarei aspettato qualche dettaglio in più. Il libro è corredato dai ritratti immaginari dei personaggi, sono ben fatti (preferisco comunque ipotizzare io i volti durante lo scorrere delle pagine); ho trovato qualche refuso. E un libro discreto/buono.
ettore.leandri - 04/02/2020 20:43