In questo volume il termine "diseguaglianza" non è inteso in senso univoco. Questo spiega il perché dell'aggettivo "eccellenti", riferito al substrato socio-economico dell'impresa lodigiana di qualità. Da un lato, mediante una fonte fiscale finora scarsamente adoperata dalla letteratura storico-economica, viene fornita una fotografia della ricchezza mobiliare all'inizio del Novecento, la cui immagine in "negativo" rivela la diseguaglianza economica complessiva e tra gruppi. Dall'altro lato, si è cercato di andare al di là di un'immagine fossilizzata dell'economia locale, tutta giocata su una visione evoluzionistica della produzione e di conseguenza sulla contrapposizione a-prioristica di tradizionali coppie di opposti moderno/tradizionale, industriale/ artigianale, concentrazione/dispersione, omologazione/differenza - dei quali il primo veniva naturalmente e sistematicamente ritenuto il superamento del secondo. Si è invece spostato il focus dalla capacità alla peculiarità produttiva, intesa come sinonimo di qualità. Emerge così il valore culturale ancor prima che economico di alcune produzioni "inattuali" e "alternative".