L'autore racconta sul filo della memoria l'esperienza della sua amicizia ventennale con don Raimondo Pasquariello, parroco di Francolise (Caserta), inquadrandone la figura nel contesto sociale e religioso del territorio. Dal ricordo emerge a chiare linee la figura di un prete vicino agli sventurati, ai bambini dei carcerati, alla gioventù abbandonata, alle vedove, agli ammalati e ai disoccupati. Si può dire che don Raimondo abbia incarnato i più alti ideali cristiani, in quanto è stato tutto amore, carità, bontà e misericordia verso il prossimo. Il suo cuore era sempre attento e generoso verso le sofferenze e le miserie di tutti i fratelli, per essere simile a Cristo: Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto a me (Matteo). Per questo il sacerdote amava i piccoli e i poveri, perché credeva che in essi fosse presente Gesù.