Ed eccolo di nuovo, dopo una parentesi di introspezione, il Bennett che ci ha tanto divertiti in "Nudi e crudi" e "La sovrana lettrice": questa volta con un'inusitata vena piccante, se non decisamente cochonne. Con questo recentissimo libro "lo scrittore più amato della Gran Bretagna" ci tuffa in due farse scanzonate e impertinenti che hanno tutto il vigore del suo miglior teatro. Entriamo così nell'atmosfera goliardica di Mrs Donaldson ringiovanisce, dove una rispettabile vedova di mezza età, dedita al mestiere di simulatrice di malattie in una clinica universitaria, si trova inopinatamente nel ruolo di apprendista voyeur; e poi nell'esilarante girandola di amplessi e ricatti incrociati di Mrs Forbes non deve sapere, la sorniona pochade familiare dove finiremo per godere del più grande fra i privilegi - quello di scoprire i segreti per primi. Tutto da ridere? Come sempre con Bennett, non proprio. Il nostro "maestro dell'osservazione" guarda il mondo come uno Swift fattosi malinconico e bonario; e con un'ironia mai livida, spesso affettuosa, irride le inibizioni, i convenzionalismi, le piccole miserie delle persone che si dichiarano normali nella loro vita di tutti i giorni.
Tre stelline frutto della media tra le 4 (abbondanti) del primo e godibilissimo racconto e le 2 che a stento si possono assegnare al secondo, un poco deludente viste le premesse.
A Bennet, che non conoscevo, il talento davvero non manca: il personaggio di Mrs. Donaldson è memorabile, così come la sua professione - che ricorda un po' il Palahniuk di Soffocare - e le pepate e tragicomiche che la coinvolgono. Sorprendente anche l'intervento del narratore, che sceglie di esplicitare la morale del racconto in prima persona prima di raccontarci il finale.
Debole e molto meno divertente la storia della famiglia di Mrs. Forbes: una sequela di eventi degni di una telenovela moderna a cui però manca la capacità di coinvolgere.
Di sicuro lo scopo è raggiunto: mettere a nudo le ipocrisie e le bassezze della classe media in un inno alla verità che però non è un inno alla gioia.
Andrea Moretti - 30/10/2014 00:05