David Mann, commesso viaggiatore, si sta recando a bordo della sua automobile da un cliente. Il conducente di un'imponente autocisterna che lo precede lo sfida a sorpassarlo. Compiuto il sorpasso, però David si vede raggiungere e superare dall'autocisterna che dimostra di poter marciare a una velocità superiore a quella consentita. Ma ben presto David si rende conto che il "mostro" lo avvicina con intenti assassini. Fermatosi a un bar, telefona alla moglie poi, impaurito, aggredisce un cliente credendolo l'autista dell'autocisterna. Di nuovo in automobile, l'autocisterna riprende gli assalti in maniera sempre più esplicita. Questa volta David si trova in pieno deserto e tenta di chiedere aiuto. Mentre sta per soccombere lungo i tornanti di un passo montano, adopera l'auto come "muleta" per attrarre l'avversario e farlo precipitare in un burrone.
La nostra recensione
Era il lontano 1971 quando un giovane ventiquattrenne di nome Steven Spielberg, in soli 13 giorni e con mezzi limitatissimi, realizzò il suo primo lungometraggio: DUEL. Nato come un film per la TV, dopo il grande successo di critica e di pubblico riscosso, usci' anche nei cinema in versione integrale. Protagonista di questo insolito e rivoluzionario road movie è David Mann (Dennis Weaver), un commesso viaggiatore che per lavoro deve percorrere ogni giorno un lungo tratto di strada. Una grossa autocisterna, con un misterioso autista, inizierà presto ad inseguirlo e tenterà di ucciderlo. Trama facilissima da raccontare, ma non ugualmente semplice da realizzare (considerando anche il basso budjet). Al centro della pellicola, dalla durata di 1 ora e 25, c'è soltanto il protagonista e alcune persone di contorno che però appaiono solo per pochi minuti. L'unico dialogo consistente è soltanto quello con la moglie all'inizio, il tempo restante si basa completamente su David e le sue riflessioni. Ho amato molto i momenti in cui il protagonista, come il narratore in prima persona di un libro, esprime tutto ciò che pensa, ed anche i suoi continui cambi di stato d'animo, che variano dall'adrenalina all'isterismo. E' questa la chiave del successo del film. La perfetta identificazione con il personaggio. Spielberg porta ognuno di noi a pensare a cosa faremmo se ci trovassimo in una situazione del genere, cosi' bizzarra e sorprendente. Mravgliosi i paesaggi nei quali David si muove con la sua macchina. Se avessi visto questo 40 anni fa, notando la maestria della regia, la capacità di creare una storia con pochissimi elementi e il montaggio serrato, sarei stato pronto a scommettere che il giovane cineasta che c'era dietro ne avrebbe fatta di strada. Tutto il resto è storia. Cosa molto curiosa: non si verrà mai a scoprire chi c'era alla guida dell'autocisterna, novità assoluta per l'epoca! Sebbene qualche minutino sarebbe potuto essere tranquillamente tagliato, non si può veramente chiedere di più da un esordio cosi' grandioso. Bellissima la scena finale, illuminata dal rosso del tramonto, mentre il protagonista si riprende dall'adrenalinico e sconcertante incubo che ha vissuto.