Questo volume analizza gli sviluppi settecenteschi dell'antiebraismo cattolico. L'autore mette a fuoco la cruciale questione delle sintonie e delle convergenze tra l'azione dell'apologetica e le prospettive culturali tracciate dal pontificato di Benedetto XIV. Il dato che emerge con forza è che il più feroce degli stereotipi antiebraici, quello dell'accusa di omicidio rituale, in Italia pare passare indenne attraverso l'erudizione critica settecentesca. In questo delicato frangente, Girolamo Tartarotti e Benedetto Bonelli sono i personaggi chiave per scandagliare quello che è in realtà un tema "sommerso", ma che affiora, pur con difficoltà e resistenze, in alcune opere rilevanti e nei carteggi degli esponenti di spicco della cultura italiana del XVIII secolo. Si erge possente dietro a essi la figura del Lambertini, che nel 1755 conferma la realtà degli infanticidi ebraici per mezzo di una bolla che rende esplicito, al giro di boa del secolo, l'inasprimento romano e il salto di qualità della strategia antiebraica.