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Dopo il preludio e l'interludio di una preistoria ucronica, pubblicate in un primo momento separatamente ma poi edite sotto lo stesso titolo: "Cento di questi anni", Pietro Ferrari ci propone il sequel distopico "Epilogo", nel quale il cammino visionario di Alburno ed Ariel, prosegue all'insegna della scoperta di avvenimenti che hanno caratterizzato epoche molto lontane dalla loro dimensione. Questo viaggio, molto particolare, viene organizzato nei minimi dettagli: con l'ausilio di tecniche neurologiche innovative con le quali controllando la realtà virtuale, si riesce ad interagire con il cervello attraverso procedimenti sofisticati e altamente complessi. Quel che ne deriva è uno stato pressoché indefinito: tra realtà e finzione, utopia e distopia. Il romanzo di Pietro Ferrari è un'attenta e sofisticata rivalutazione del secolo XX e XXI dalla quale si evince il dramma della solitudine dell'uomo moderno, eternamente compresso tra i dogmi e le artificiosità del pensiero. Il suo timore incessante è lo stesso di Alburno: quello di perdere il contatto con il passato, con i ricordi, la paura della dimenticanza. Con questa ultima pubblicazione il viaggio distopico volge al termine, ma la lotta dell'uomo verso i suoi simili non termina mai.