Quando Trilussa, Belli, Pascarella dormono, perché non si risentano, Massimo Grasso, dall'alto delle conoscenze umane che gli vengono dalla sua professione di psicologo e terapeuta, fa poesie. Usa la lingua di strada, che è poi anche quella di casa ma più "bassa", senza troppo freni inibitori, e tratta di temi "alti", come ad esempio temi filosofici, che da questo passaggio escono stravolti, stralunati, bizzarri. Allora il prete, la portiera, il "cascherino", usano la non-lingua romanesca per trattare della vita.