William Hartford, medico di successo, e sua moglie Alice formano una coppia all'apparenza soddisfatta e senza problemi. Una sera vanno ad una festa a casa di amici, e qui Alice viene corteggiata con insistenza da un ungherese dai modi eleganti e suadenti, che cerca di sedurla, nonostante lei proclami il suo essere moglie e madre felice. Tornati a casa, William e Alice cominciano a parlare dell'accaduto, lui dice a lei di avere visto tutto, lei dice di aver aspettato invano che lui arrivasse a toglierla da quella situazione e di aver visto che invece era in compagnia di attraenti ragazze che lo circondavano per trarne qualche vantaggio. Quindi William esce per andare a rendere omaggio ad un paziente morto da poco, e a consolarne la figlia. Al momento di congedarlo, la ragazza lo stringe forte, dicendo di essere da sempre innamorata di lui. Turbato, William non torna subito a casa, cammina, si lascia convincere da una donna sul marciapiede, la segue ma poi, a casa di lei, rinuncia, e va via. Ma ormai William ÿ ossessionato dall'idea che Alice possa avere rapporti con altri uomini e nel tentativo di superare questa ossessione si lascia irretire da una serie di situazioni che lo portano a raggiungere un amico pianista ingaggiato per suonare in una strana festa. William si trova così coinvolto in una successione di riti, dove persone coperte da una maschera sono impegnate in rapporti e accoppiamenti che mettono William in una condizione di paura e di soggezione. Psicologicamente terrorizzato, l'uomo fugge, torna a casa, vede la moglie che dorme e, accanto a lei, una maschera, uguale a quelle indossate alla 'festa'. L'incubo allora si fa più acuto. La sua gelosia e le sue fantasie di tradimento lo hanno spinto però a un comportamento solo virtuale. Lui si sente inadeguato rispetto alla raggiunta consapevolezza che non ÿ possibile possedere davvero la donna amata. Il giorno seguente, William e Alice si confidano le rispettive paure e incertezze. Alice interviene decisamente: la coppia deve scacciare quei pensieri, ritrovando in se stessa il senso del proprio arricchimento e del proprio equilibro psicofisico.
La nostra recensione
William e Alice Harford sono due coniugi di successo ma non senza problemi. Dopo la confessione di Alice, che ha flirtato con un ufficiale di Marina senza però giungere a tradire il marito, William non riesce a smettere di immaginare sua moglie con altri uomini, e inizia a guardare, a spiare. Cerca di decifrare i propri dubbi. E tu guardi con lui, ma guardando non riuscirai a sapere di più, così come lui non vede ciò che è successo tra sua moglie e l'ufficiale della Marina, per quanto si sforzi di immaginarlo. Capisce che la soluzione non ha una sola via, ma diverse. E la parola è l'unica via per comprendere cosa è accaduto. Il sogno di lei risveglia l'ansia di lui, che decide di prendersi una rivincita e cercare avventure. William finisce però per alimentare il proprio io ferito, e questo lo conduce verso situazioni che non può più controllare e che minacciano la sua integrità fisica. Nessuno dei due osa rompere la falsa sicurezza del matrimonio. Lui non ha maschere. Lei cerca altre esperienze attraverso l'immaginazione. Alla fine, ti rendi conto che William e Alice si trovano in questa situazione perché hanno smesso di comunicare. Il film si muove tra due rotaie: la vista e le parole; ogni senso racconta una storia diversa. È il problema della scelta tra ciò che si vede e ciò che si sente. La molla? La gelosia infondata può provocare shock emotivi. Cosa ti suggerisce? Di non agire impulsivamente per gelosia se ti addolora qualche atteggiamento del tuo partner. Di meditare prima di prenderti la rivincita. (Recensione tratta dal libro Come coccolarsi con libri e film di Silvia A. Kohan, Morellini editore).
E' proprio ''difficile'' questo film: piutttosto lungo, pieno di situazioni insolute, con contorni a volte (apparentemente) poco significativi, con molti tratti in cui, senza una cultura di base su vari argomenti, è davvero arduo raccapezzarsi.
Questo non toglie nulla alla bellezza dell'ultimo lavoro di questo maestro, cui il solo appunto che si può fare è di aver creato un'opera, dicevo sopra, di non immediato accesso a tutti.
Cruise e la Kidman si comportano alla grande (forse meglio lui, davvero fantastico!).
In conclusione: ottimo, consigliabile di certo, ma impegnativo.
Eyes Wide Shut
Anonimo - 11/06/2003 14:56
5/
5
Lungo, noioso, amplessi fine a se stessi.
Leggo certe recensioni e rimango basito.
Se il vostro genere è, nel migliore dei casi, American Beauty, perchè andare a vedere un film di Kubrick?
C'è troppa cultura troppa profondità, senza spazio per il futile e l'ipocrisia nell'opera del Maestro.
Se una delle sequenze più belle e significative nella storia della cinematografia vi pare fine a se stessa, il problema non è del film che avete visto.
L'orgia di(del)potere, meccanica, asessuata, agghiacciante e silente, con riferimenti che vanno da Goya a Rembrandt, è di una tale intensità emotiva da lasciare esausti.
In caso contrario i Vanzina sono ciò che vi meritate.
Eyes Wide Shut
Ale - 16/05/2003 09:38
5/
5
Non capisco perchè la gente dice sempre le solite cose. Quando un film è lungo si sentono le litanie 'Beh, secondo me almeno 20 minuti si potevano tagliare'. Ma ci pensate o no che ogni inquadratura, ogni scelta, OGNI COSA ...non è mai UN caso!
Guardate il film con uno spirito analitico, attento e magari anche un pò morboso: vi travolgerà.
Eyes Wide Shut
Anonimo - 18/10/2002 12:49
1/
5
Infinito, noioso, al cinema non ne potevo più. Una serie di nudi e amplessi (magari molto artistici?!?) fini a se stessi. Ultima opera di Kubrick non solo in senso temporale.
Eyes Wide Shut
Anonimo - 30/09/2002 22:14
5/
5
Morbidezza, eleganza, mistero. L'ultimo film di Kubrick ci coglie spiazzati, ci affascina e ci tormenta con la sua insistente domanda: è possibile conoscere in profondità l'animo umano?
Da vedere, rivedere e meditare: per i colori e la sontuosa fotografia, per la suadente colonna sonora (Shostakovich, Ligeti su tutti), per l'atmosfera avvolgente, per la cadenza misteriosa del suo svolgersi.
Nota stonata una Kidman non sempre all'altezza, un ritmo forse un po' compassato e un film, nel complesso, non accessibile a tutti; vuoi per l'eredità del romanzo che ne sta alla base (''Doppio sogno'' di A.Schnitzler), vuoi per lo stile difficile del filmaker neyorkese.
Da vedere, collezionare e portarsi dentro per sempre.
Federico - 13/04/2005 10:48
Anonimo - 11/06/2003 14:56
Ale - 16/05/2003 09:38
Anonimo - 18/10/2002 12:49
Anonimo - 30/09/2002 22:14