La morte della madre, quando accade nell'infanzia, nell'adolescenza o nella prima giovinezza di una donna, è un terremoto di immane proporzioni: una catastrofe che dissemina macerie emotive lungo un'intera esistenza e dispiega conseguenze laceranti su tutti i rapporti - familiari, affettivi, professionali - che si vorranno costruire nel futuro. Hope Edelman affronta questo tema - da lei vissuto direttamente e dolorosamnete quando aveva diciasette anni - come nessuna ricerca, inchiesta o studio accademico aveva finora saputo fare. Centinaia di testimonianze di donne e ragazze - segnate dall'"assenza che si impone": quella, appunto, della madre perduta - sono accostate con sapienza in un testo cristallino e denso di emozioni come un romanzo. L'impatto diretto di questa perdita sulle più radicate sicurezze personali e sui più consolidati equilibri familiari, il successivo smarriemnto di ruoli nella vita sociale, le conseguenze scavate da questo vuoto irreparabile nei momenti fondamenatli (la carriera professionale, il matrimonmio, l'avere figli): questi i grandi nodi che Hope Edelman analizza con il coraggio di far enmergere la verità. Di non tradirla mai né di eluderla anche quando è penoso scendere nelle sue più devastanti profondità. Poiché solo trovando le parole per descrivere il ciclone psicologico che colpisce le figlie che hanno perso la loro madre è possibile individuare la paziente opera di rielaborazione necessaria. E indicare i tratti della faticosa ricostruzione di un paesaggio affettivo che, forse anche grazie a questo libro, può cominciare ad esssere sottratto al silenzio di una sofferenza che rischia di separare, per sempre, dalla vita.