L'intera raccolta è in realtà un disperato tentativo di dialogo che si manifesta in piccoli monologhi. La voce dell'autrice è l'unica che risuona nel silenzio assordante dei sentimenti altrui. Si pronuncia a parole lievi, quasi per timore di ferire sé stessa o di risultare quasi "invadente" con quel dolore che sente incontenibile e che forse crede non comprensibile agli altri. Allo stesso tempo è come se volesse lasciare briciole per l'altro, con il desiderio inconscio che le sappia realmente cogliere e decida di riportarle "a casa", affinché tutto sia diverso, nuovo... di nuovo vita.