Lorenzo è un ragazzo di ventinove anni, come tanti altri della sua generazione condannato a un perenne senso di inadeguatezza e instabilità, uniche costanti dei suoi giorni. Dopo l'università si barcamena fra lavoretti in nero e una lunga teoria di giornate vuote passate insieme ai suoi compagni votati a passatempi autodistruttivi. Pervaso da un profondo senso di abbandono dopo la fine della sua relazione con Margherita, Lorenzo si fa convincere da Franz, l'amico di sempre, a partecipare a un viaggio organizzato per persone che vogliono ritrovare se stesse. È qui, sulle rive del lago Trasimeno, che il protagonista conosce Maurizio, un ex pianista nichilista e disilluso, e Viola, con cui entrerà fin da subito in sintonia. Quando, però, Viola all'improvviso scompare, Lorenzo si ritrova da solo a combattere con un sempre maggiore senso di abbandono che lo porterà a intraprendere un cammino forse senza ritorno. Un cammino che sarà interrotto, a sorpresa, dalla potenza salvifica dell'amore, che riuscirà anche a dare senso a una vita fino a quel momento piena di disillusioni e delusioni.
È mia abitudine e tuttoggi non so se definirla buona o cattiva-, soffermarmi sulla copertina ogni qual volta mi appresto a leggere un nuovo libro, cercare di capire perché sia stata scelta proprio quell'immagine. Daltronde, viviamo in un mondo che, ormai, sfrutta il linguaggio iconico come principale canale di comunicazione. Dopo di che, amo capovolgere il libro e leggere quanto scritto sulla facciata opposta alla copertina. Solitamente, è li che lautore vuole lasciare una sorta di sintesi, una chiave di lettura che possa guidare il lettore, dargli un indizio, lasciargli un messaggio da portare con sé tra le pagine del libro. Ebbene, riproponendomi di leggere il libro seguendo passo passo ciò che sono solita fare, a primo acchito ho pensato subito che lautore volesse dirmi qualcosa di kafkiano. Linsetto in copertina, il fatto che tutti noi siamo dei piccoli parassiti che ci muoviamo tra tanti altri insetti come noi -e quanto è vero, per certi aspetti- mi ha fatto subito pensare a Franz Kafka (sarà una stupida associazione della mia mente, ma Franz è anche il nome del migliore amico del protagonista, Lorenzo), e a Gregor Samsa, trasformatosi in un enorme parassita senza nemmeno sapere perché. E qualcosa di Gregor Samsa, protagonista del libro di Kafka per lappunto, mi è parso di ritrovare nella personalità di Lorenzo: la sua difficoltà di comunicare con il resto del mondo, lincapacità di esprimere se stesso nei rapporti con gli altri, il continuo disagio e la vergogna di vergognarsi di sé, il suo perenne senso di solitudine. Tuttavia, Lorenzo non è un parassita nel senso proprio del termine; Lorenzo è un perduto eroe romantico che ha smarrito la sua identità e la bussola che fino a quel momento lo aveva guidato: lamore. Come tale, Lorenzo cerca di ritrovare il suo Io perduto, prova a trovare quellispirazione divina che possa aiutarlo a uscire dal suo perenne senso di angoscia, sente il peso della sua finitezza rispetto allinfinità e incomprensibilità del mondo. Lorenzo vorrebbe scappare ma rimane in trappola, vorrebbe urlare ma si scontra con il continuo silenzio intorno a sé (il silenzio di Margherita, di Franz, del suo compagno di stanza). Di ispirazione romantica, per certi aspetti, è anche il linguaggio usato dal protagonista, diretto e schietto, capace di esprimere le inquietudini del suo tempo. Nonostante Lorenzo sia sempre in bilico tra il desiderio di sprofondare nel vuoto e il bisogno si salvarsi, in lui rimane salda ununica certezza: tutti noi siamo assetati damore e, anche se cerchiamo di convincerci del contrario, esso è lunico porto sicuro nel quale cerchiamo di approdare anche se ci fa male, se ci attrae per poi ingannarci, anche se mette a nudo tutte le nostre fragilità.
Storco un po il naso davanti alleccessivo realismo linguistico utilizzato allinterno del romanzo. Tuttavia, luso troppo marcato di brutte parole non abbassa di certo il valore dellopera e, inoltre, Lorenzo non sarebbe Lorenzo senza il suo modo di parlare schietto e sincero. Io avrei marcato un po meno, confidando nella straordinaria capacità della letteratura di essere mordente anche con altre soluzioni espressive.
Maria Carmen Calvi - 22/05/2019 17:48