Il giornalismo fu uno dei campi di grande interesse ed intervento per il regime fascista e soprattutto di Mussolini, che vi lavorò prima di assumere la guida del regime (continuando poi ad interessarsene) e vi dedicò sempre grande attenzione fino alla sua fine. In quest'opera si riportano i profili biografici di tre esponenti di spicco del giornalismo italiano che parteciparono attivamente con la loro azione alla fascistizzazione del settore dell'informazione - e quindi della propaganda che doveva fascistizzare gli italiani negli intenti mussoliniani - e della cultura italiana. Tre uomini che seguirono percorsi diversi, il primo è Ermanno Amicucci, giornalista e organizzatore del sindacato fascista dei giornalisti, colui che provvedette alla fascistizzazione della categoria. Il secondo è Ugo Ojetti un critico d'arte che rivestirono ruoli di rilievo anche per lo sviluppo della professione a cui si dedicarono dirigendo e fondando vari giornali (come il "Corriere della Sera", "Pegaso" e la "Gazzetta del Popolo"), infine vi è Paolo Orano, socialista vicino al sindacalismo rivoluzionario passato al fascismo, primo storico del giornalismo in Italia, rettore dell'Università di Perugia e propugnatore delle tesi antisemite.