In questo punto giunsero al Patriarca di Gerusalemme le lettere, che Papa Gregorio gli mandava per due Frati Minori, nelle quali gli ordinava, che dichiarasse scomunicato Federico, e mancator di fede, per non esser passato in Terra Santa nello stabilito tempo, nè col convenevole apparecchio, proibendo a' Cavalieri dell'Ospedale e del Tempio, ed a' Teutonici, che non l'ubbidissero in cosa alcuna.
Il Soldano ancorchè avesse contezza, che l'Imperadore avea mancamento di vittovaglia, e che per essere in grave discordia col Pontefice, era stato novellamente dichiarato scomunicato, e che era poco ubbidito da' Peregrini (così chiamavano que' soldati, che stavan continuamente militando in Soria) pure temendo grandemente l'armi ed il valor de' Cristiani, gli inviò suoi Ambasciadori con parole cortesi, e con multi elefanti, camelli e cavalli arabi, ed altri nobilissimi presenti, senza però veruna conclusione d'accordo, con dirgli, che gli avesse di nuovo mandati alcuni suoi Baroni, che non avrebbe mancato di conchiudere con loro quel, che giusto e convenevol sarebbe; onde l'Imperadore gli spedì i primi uomini di sua Corte, i quali arrivati che furono in Napoli, il ritrovaron di colà partito, con ordine, che l'avesser seguito a Gaza, ma essi non volendo far ciò, se ne tornarono a dietro all'Imperadore. Or come Cesare conobbe essere stato con astuzia barbara deluso dal Soldano, che gli dava parole per menar la bisogna in lungo, convocati in Tolemaida i primi della città, ed i Peregrini e soldati, disse che voleva assalire il Zaffo per esser più presso a Gerusalemme, ove potevan anch'essi venire. A tal proposta di Federico risposero i Maestri dello Spedale e del Tempio in nome di tutti gli altri, che non ostante, che dal Pontefice romano, al quale dovevano ubbidire.