QUESTO LIBRO È A LAYOUT FISSO
Il quarto di luna s'offusca
e la notte, regina di latiboli
le passeggiate, un trillo di meccanica cilestre
sgusciare di falotiche pelàgie
(mi chiamano da un dove rassegnato)
parlai con qualche onesto indovino
mi rispose un futuro imbarazzato
non sapendo per quale trappola io venni innescato;
(terre emerse da un raggio di galera
annacquando l'epigono della pera).
La luna irraggia vacua sopra finestre ferine.
Un vecchio si droga, fine l'estasi del cigno.
Saranno incoronati gli innamorati, sognano
con una lama sottile il liquore
che non ha miele per scaldare.
La siepe ha nascosto gli incubi
la vita trascorsa s'insinua tra le spine
propaga un suono che senza interpreti naviga
su di uno squarcio d'alpe estemporaneo.
Scoppiano gli uccelli, ed ali becco
piume mortuari sbrodolano
nella schiuma del catrame.