Il volume raccoglie i saggi - scritti tra il 1908 e il 1932 - in cui Freud applicò i concetti e l'esperienza clinica della psicoanalisi alla vita sociale, morale, religiosa e politica. La radicale coerenza di pensiero, il realismo e la sistematicità dell'analisi fanno di queste pagine, frutto di venticinque anni di riflessione, il primo studio di psicoanalisi sociale, in cui il progetto freudiano di giungere o spiegare tutta la realtà sulla base di principi scientifici innalza uno dei grandi monumenti moderni alla Ragione. Straordinariamente attuali, questi saggi propongono la critica alle ipocrisie della società occidentale e il giudizio sulla barbarie che minaccia di travolgerlo e sul futuro della convivenza tra gli esseri umani; le meditazioni sull'animo collettivo e sulla religione, implacabilmente definita la grande illusione dell'umanità; sui fondamenti dello civiltà, "unico modo di vita degno di essere vissuto"; sugli aspetti coercitivi che la distruttività innata in tutti gli individui e la mancanza di spontaneo amore al lavoro rendono indisgiungibili dagli ordinamenti civili.