È la breve e dialogica storia di uno scrittore fallito alle prese con la sua stessa storia, che si materializza generando personaggi curiosi e imprevedibili.
"Il filo conduttore" non è un romanzo nel senso tradizionale del termine. Il minimalismo dialogico della scrittura trascende le regole elementari della narrativa. Il lavoro è paragonabile a un copione cinematografico o teatrale, nella convinzione che ogni forma espressiva abbia una sua peculiare dignità. Lo stile è spoglio di inutili orpelli, come una donna senza gioielli.
La sintesi e il dubbio sono gli ingredienti principali di queste righe che si tingono vagamente di giallo, esulando però dai canoni del genere con un finale a sorpresa.
Una lettura per spiriti liberi che vogliono imparare a usare la fantasia per creare una propria immagine "ambientale", senza farsi sedurre da descrizioni superflue.