L'ispettore Remo Jacobi è un uomo stanco e disilluso. Vive in un borgo sperduto di campagna con l'anziano padre, in una cascina perennemente da ristrutturare. Jacobi ha cinquant'anni, divorziato e senza figli - o così dice - e nel curriculum casi di omicidio che ha scelto deliberatamente di affossare. Jacobi infatti è convinto che un velo di orrore si sia sovrapposto lentamente alla realtà quotidiana, tra l'indifferenza generale. Le sue sensazioni trovano conferma quando nelle acque di un fiume viene ritrovato un pesce siluro morto di oltre tre metri, dalla cui bocca spunta la mano di un bambino. L'autopsia è impietosa: la piccola vittima è stata torturata e seviziata prima di essere fatta a pezzi. L'indagine porterà il disincantato Jacobi a contatto con l'orrore che arriva da lontano, dai Paesi dell'Est...
La nostra recensione
Ci vuole una scena d'apertura proprio forte, per colpire i lettori di gialli ormai abituati al raccapriccio assicurato. E il traduttore milanese Gardella, per il suo esordio nel poliziesco, ammannisce un gigantesco pesce siluro, predatore del Po, dalle cui fauci fuoriesce la manina di una bimba uccisa e smembrata.
L'ispettore incaricato delle indagini, il cinquantenne Remo Jacobi, appartiene alla categoria dei poliziotti cinici e disillusi, sempre più numerosi, letterariamente parlando,rispetto a quelli energici e instancabili nel braccare i criminali. La sua indagine parte dalle imprese dei pescatori abusivi per approdare, quasi suo malgrado, a un traffico di minorenni noleggiati a pedofili, che coinvolge una banda di ex mercenari slavi.
Non potendo debellare un giro tanto esteso e ramificato, Jacobi riuscirà a sfruttarne le rivalità interne per assicurare almeno la punizione dell'assassino della bimba.
Daniela Pizzagalli