Da più di tre secoli ci si interroga sul modo più giusto di leggere e rappresentare Il misantropo. Un'opera che può essere capita appieno soltanto in un'adeguata prospettiva storica oppure, come qualcuno ha suggerito di recente, un capolavoro involontario del Novecento? Un dilemma appassionante, ma che forse risulterebbe inesistente se si tenesse nel debito conto la costitutiva e geniale ambiguità del testo: un'ambiguità alla cui luce Alceste, il protagonista, può avere nello stesso tempo ragione e torto, può apparire dunque contemporaneamente "comico" e "drammatico".