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Il paese del vento

Grazia Deledda
pubblicato da Il Maestrale

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"Nonostante tutte le precauzioni e i provvedimenti del caso, il nostro viaggio di nozze fu disastroso. Ci si sposò di maggio, e si partì subito dopo la cerimonia: un bel mezzogiorno ventilato, fragrante di fiori. Rose, rose, ci accompagnavano: le fanciulle le gettavano dalle loro finestre, con manciate di grano e sguardi d'invidia amorosa: la stazione ne era tutta inghirlandata; e rosseggianti anche le siepi della valle. Rose e grano: amore e fortuna: tutto ci sorrideva. La mèta del nostro viaggio era sicura, adatta alla circostanza: una casetta fra la campagna e il mare, dove il mio sposo aveva già qualche volta villeggiato: una donna anziana, discreta, brava per le faccende domestiche, da lui già conosciuta, doveva incaricarsi di tutti i nostri bisogni materiali. E noi si sarebbe andati a spasso, lungo la riva del mare, o fra i prati stellati di ligustri, o più in là fra i meandri vellutati di musco della pineta canora".

Dettagli down

Generi Romanzi e Letterature » Classici italiani » Classici stranieri

Editore Il Maestrale

Collana Tascabili. Narrativa

Formato Tascabile

Pubblicato 10/06/2009

Pagine 176

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788889801826

1 recensioni dei lettori  media voto 5  su  5
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Il paese del vento renzo.montagnoli1

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voto 5 su 5 Mai e poi mai mi sarei aspettato dallautore di Canne al vento e di Elias Portolu un romanzo come questo, al di fuori della sua tradizionale produzione letteraria che lo vede parlare della sua terra natia ponendo in evidenza passioni e tradizioni nel solco del verismo, a cui si accompagna anche una vena decadente. E invece Il paese del vento, parziale autobiografia, rivela una Grazia Deledda capace di scrivere di intimità con una raffinatezza e delicatezza che riscontriamo solo in certi grandi autori di lingua inglese. In pratica, nel viaggio di nozze che la porta con il marito in un ameno luogo di villeggiatura che si presume sardo anche se imprecisato, lei ritrova in un villeggiante malato di tubercolosi allultimo stadio, ospite in una villetta vicina, un giovane, figlio di un notaio in rapporti con la sua famiglia, ospitato anni prima in casa sua e con il quale era nato un sodalizio spirituale che a definirlo amore è unesagerazione, ma che si era concretizzato in una infatuazione che in lei, giovinetta acerba, era apparsa cosa grandiosa, ma che poi altro non era che una pudica attrazione. Poi il giovane se nera andato per studiare medicina a Monaco di Baviera e di lui non si erano avute più notizie, salvo ora ritrovarlo morente. Ancora cè un fuocherello sotto le brace ed è logico attendersi un incontro chiarificatore fra la sposina e lamico ritrovato, con il marito, giustamente geloso, che ha subdorato qualcosa. Ma il miracolo di anni prima, la scintilla che era scoccata non si ripete, con lui avido di quella vita che sta perdendo, e non damore. Lincontro, burrascoso, vedrà fugata ogni possibilità di riprendere un filo interrotto, a maggior ragione per la morte di lui che avverrà da lì a poco. Non si può parlare di passione, ma di sentimento, quale quello che può aver provato una giovincella e di cui è rimasta una labile traccia per tanti anni, ora ritrovata; combattuta fra il non voler tradire il legittimo consorte e il desiderio di sapere se quello che credeva amore lo fosse per davvero, in una natura dominata dal vento che a giorni soffia impetuoso, Grazia esperimenta su di sé tutti i dubbi e le incertezze della situazione, e lo fa con una eleganza e una misura a dir poco encomiabili. Quasi a voler stemperare il dramma intimo che lassale si sofferma di tanto in tanto a osservare la natura, descrivendocela con un realismo magico di colori e di profumi che sembrano emergere dalle pagine. Del resto, in questo romanzo scritto alla fine della sua vita quando il marito era già defunto, Grazia ci lascia un testamento in cui sembra voler dirci che le esperienze della vita devono essere messe a frutto, che le sensazioni devono essere verificate, che i sentimenti possono durare dallalba al tramonto, oppure per decenni. Credo che Il paese del vento sia il più bel romanzo scritto da Grazia Deledda.

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