««Wrangham mostra la storia evolutiva profonda dell'aggressività umana». » «The Wall Street Journal»
««Affascinante Il paradosso della bontà raccoglie le scoperte provenienti dall'antropologia, dalla storia e dalla biologia e costruisce un percorso lucido e completo della storia dell'addomesticamento degli esseri umani». » «The Washington Post»
««Un'analisi affascinante e nuova della violenza umana, piena di idee fresche e di argomenti convincenti».» Steven Pinker
««Un'analisi brillante del ruolo dell'aggressività nella nostra storia evolutiva». » Jane Goodall
««Wrangham è stato il più originale e influente interprete dei fattori ecologici ed evoluzionistici che stanno alla base dell'origine della nostra specie. Nel Paradosso della bontà estende i suoi ragionamenti a un altro fondamentale tratto della nostra specie». » Edward O. Wilson
««Nessuno sa più cose, pensa più profondamente o scrive meglio di Richard Wrangham». » Matt Ridley
«Un'analisi brillante del ruolo dell'aggressività nella nostra storia evolutiva. » Jane Goodall
«Un'analisi affascinante e nuova della violenza umana, piena di idee fresche e di argomenti convincenti.» Steven Pinker
«Wrangham mostra la storia evolutiva profonda dell'aggressività umana. » «The Wall Street Journal»
«Wrangham è stato il più originale e influente interprete dei fattori ecologici ed evoluzionistici che stanno alla base dell'origine della nostra specie. Nel Paradosso della bontà estende i suoi ragionamenti a un altro fondamentale tratto della nostra specie.» Edward O. Wilson
«Nessuno sa più cose, pensa più profondamente o scrive meglio di Richard Wrangham. » Matt Ridley
«Affascinante Il paradosso della bontà raccoglie le scoperte provenienti dall'antropologia, dalla storia e dalla biologia e costruisce un percorso lucido e completo della storia dell'addomesticamento degli esseri umani. » «The Washington Post»
«Tra le grandi bizzarrie dell'umanità c'è l'ampiezza dello spettro morale: dalla perfidia più indicibile alla generosità più commovente». Richard Wrangham espone così il nucleo portante di questo suo nuovo, stimolante libro. La domanda che pone è di quelle eterne: fondamentalmente, l'uomo è buono o cattivo? Ha ragione Rousseau col suo «buon selvaggio» oppure Hobbes e il suo «homo homini lupus»?
Non è una questione da poco, perché da questo dipende il ruolo delle istituzioni nella società. In altre parole: siamo originariamente buoni, e dunque sono le costrizioni sociali sbagliate a scatenare in noi la violenza? O, al contrario, siamo intrinsecamente cattivi e solo le istituzioni giuste ci inducono a convivere relativamente in pace?
Da antropologo, Wrangham attacca il problema dal punto di vista dell'evoluzione e in questo libro risponde con una teoria sorprendente, accattivante, solida e molto ben documentata in anni di studi; una di quelle teorie che possono cambiare un intero campo del sapere.
Anzitutto, ci informa Wrangham, «la combinazione di bene e male nell'uomo non è un prodotto della modernità». A giudicare dal comportamento dei cacciatori-raccoglitori di epoca recente e dai reperti archeologici, le persone condividono il cibo, si distribuiscono i compiti e aiutano i bisognosi da centinaia di migliaia di anni, ma le incursioni, il dominio sessuale, le torture e le esecuzioni erano all'ordine del giorno fin dal Pleistocene. Il dato, in pratica, sembra essere naturale e non culturale.
La soluzione dell'enigma inizia a delinearsi distinguendo tra due tipi fondamentalmente diversi d