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Il petrolio di Alarico

Rocco Donato Alberti
pubblicato da Gruppo Albatros Il Filo

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Disponibile in 4-5 settimane. la disponibilità è espressa in giorni lavorativi e fa riferimento ad un singolo pezzo
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In un futuro non troppo lontano l'umanità - e precisamente quella che abita le terre a nord dell'Equatore - si trova ad assistere a un insolito e inspiegabile innalzamento delle temperature che, complice la siccità, sta mettendo a dura prova l'intero ecosistema. Come se non bastasse, in Italia si stanno verificando strani episodi che coinvolgono le donne in procinto di partorire e che, se generalizzati, potrebbero minare dalle fondamenta la sopravvivenza della specie umana. Nella penisola, però, l'attenzione dei cittadini è rivolta alla delicata situazione politica che si sta vivendo: la tanto invocata Secessione del Nord sta per essere attuata e sta portando con sé un'ondata di rivendicazioni indipendentiste mai vista prima; non più solo le regioni, ma piccoli comuni e perfino singoli quartieri chiedono di staccarsi dal governo centrale. Al Sud questo movimento rivoluzionario è capeggiato da Lello Capitani, ex professore e giornalista, attorno al quale si raccoglie un nutrito gruppo di accoliti. Sarà lui a muovere le fila di una trama intricata, capace di coinvolgere poteri forti e muovere straordinarie quantità di denaro, arrivando perfino a rintracciare il famigerato tesoro di Alarico...

Dettagli down

Generi Romanzi e Letterature » Fantascienza , Fantasy Horror e Gothic » Fantascienza

Editore Gruppo Albatros Il Filo

Collana Albatros. Gli speciali

Formato Brossura

Pubblicato 30/01/2020

Pagine 264

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788830604971

1 recensioni dei lettori  media voto 5  su  5
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Il petrolio di Alarico alberoby72liberoit

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voto 5 su 5 Con una struttura stilistica a metà strada tra il romanzo storico e il genere della fantapolitica (ma fino a un certo punto), Rocco Donato Alberti tratteggia una storia in cui racconta la sua Basilicata tra passato, presente e futuro immaginario. E in un questo scenario temporale inserisce personaggi a tinte fosche alle prese con ribellioni territoriali, affari poco puliti, sentimenti senza logica, mutamenti climatici e addirittura genetici. Cè molta Storia, perché lautore cita dottamente episodi reali che hanno caratterizzato la Nazione e la sua regione in anni più o meno recenti. Cè altrettanta attualità quando descrive due delle principali ricchezze della terra lucana (insieme alla cultura e alla natura di luoghi in gran parte ancora incontaminati): lacqua, i cui invasi contribuiscono anche ai rifornimenti idrici della vicina Puglia, e il petrolio, con il comparto estrattivo della Val dAgri che costituisce unimportante riserva nazionale sul fronte energetico. In quanto agli scenari futuri prefigurati, Alberti lascia immaginare il ritorno della monarchia, con un sovrano controverso alla guida di un Paese dilaniato dalle pulsioni secessionistiche che lo attraversano da Nord a Sud. E qui si inserisce una sorta di nuova Resistenza, tutta meridionale, nella quale non si disdegnano azioni dimostrative forti e persino attentati. Le pagine di questo romanzo trasudano di amore e rabbia: lamore incondizionato per la propria terra e la rabbia per il modo in cui persone senza scrupoli (politici, imprenditori e faccendieri) lhanno sfruttata e vilipesa, anche nella vita reale. E spesso lautore dà voce alle proprie opinioni personali attraverso le parole dei personaggi, interrogandosi su grandi questioni esistenziali: la lotta tra il bene e il male, il senso dellamore vero quando non è inquinato da interessi economici o da mera convenienza sociale, la necessità di rispettare la natura per evitarne lira funesta. Ma Alberti fa di più: mette alla berlina fatti e personaggi realmente esistenti, facendosi scudo della finzione romanzesca, per denunciare soprusi e inganni, mistificazioni e populismo, ipocrisia e spregiudicatezza. Uno sfogo, una rivolta interiore intrisa di risentimento verso legoismo che spesso caratterizza il genere umano. Ma è anche uno spaccato di storia, tra realtà e fantasia come si diceva, in cui emergono implicite citazioni di vari autori: penso alle meticolose descrizioni, di ispirazione manzoniana, di luoghi e personaggi; a George Orwell con i suoi 1984 e La fattoria degli animali; ma anche allo stile satirico di Voltaire e del suo Candido. Infine come non pensare allhumus culturale nel quale è maturato questo libro, pubblicato postumo, con unevidente ispirazione a due conterranei di Alberti? Rocco Scotellaro, ad esempio, accomunato allautore non solo dal nome proprio ma anche dalla prematura scomparsa, strenuo difensore dei diritti dei contadini del Sud. Proprio come Giustino Fortunato che Indro Montanelli definì il più grande e illuminato studioso del Meridione. Infine un riferimento al titolo del romanzo: il leggendario tesoro di Alarico non è solo un insieme di oro, argento e altri preziosi che sarebbero stati sepolti, insieme al re dei Visigoti nel letto del fiume Busento dopo il sacco di Roma. Può essere interpretato infatti, in maniera simbolica, come un tesoro che la Basilicata custodisce al suo interno dopo essere stata essa stessa saccheggiata. Acqua e petrolio, natura e cultura. Ed è certo che, da Lassù, Alberti continuerà a vigilare sulla sua terra, ad amarla e a difenderla. Con questo suo libro ci ha lasciato uno scrigno di conoscenza e di sensibilità, di impegno civile e di condanna dei potenti di turno. Il tesoro di Rocco. Per la sua gente e i suoi lettori. Angelo Caputo Giornalista

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