Spendeva in abiti, libri e cavalli, era amico di artisti, consigliere di principi e confidente di dame. Scriveva lunghe lettere alla madre, dense di dettagli e pettegolezzi. Amava il gioco del potere e della politica ma ne rimase più volte scottato e deluso. Ebbe due grandi amori: Elisabetta Gonzaga, conosciuta da bambino e andata sposa a Guidubaldo da Montefeltro, e Ippolita Torelli, che finalmente sposò dopo una serie di fidanzamenti concordati per interesse o calcolo. Fu un'unione singolarmente felice ma dal tragico destino, alla quale non ne seguirono altre: rimasto vedovo, prese i voti per entrare al servizio di papa Clemente VII. Morì in Spagna, dove l'imperatore Carlo V in persona pianse la scomparsa di «uno dei migliori cavalieri del mondo». È un vero e proprio racconto d'avventure, la vita di Baldassarre Castiglione, che ci porta tra gli intrighi delle maggiori corti del Cinquecento: dalla Mantova di Isabella d'Este alla Milano di Ludovico il Moro e poi a Roma, dove Castiglione conobbe Michelangelo e Raffaello alla fastosa corte di papa Leone X, il figlio di Lorenzo il Magnifico. Ma fu a Urbino che scrisse il trattato con cui sarebbe passato alla storia, "Il Cortegiano". Edgarda Ferri, combinando ricerca storica, curiosità e vivacità del racconto, nel quadro di una vita dipinge un'epoca: questa «autobiografia» ci restituisce il Rinascimento nei suoi gloriosi dettagli e nelle sue umanissime passioni, come un grande romanzo italiano.
Baldassarre Castiglione (Casatico, 6 dicembre 1478; Toledo, 8 febbraio 1529). E logico chiedere chi sia mai questo personaggio meritevole di una biografia e basta una breve ricerca su Internet per scoprire che si tratta di un letterato, nonché diplomatico e militare italiano al servizio dello Stato della Chiesa, del Marchesato di Mantova e del Ducato di Urbino. A prima vista sembrerebbe non meritevole di particolare attenzione, considerato che è stato né più né meno un cortigiano come tanti, uno di quegli uomini sempre presenti nelle corti dellepoca con funzioni di consigliere e di ambasciatore, un lavoro comunque non semplice a cui dedicare ogni momento della propria vita, con una serie di attribuzioni e di incarichi i più disparati che richiedevano in ogni caso la fedeltà al proprio Signore. Baldassarre Castiglione, tuttavia, ha saputo parlare di questa professione, scrivendo un libro, Il cortegiano, assai famoso allepoca e che mantiene ancor oggi immutato il proprio valore. Infatti, nella sua opera, ilautore tratta, sotto forma di dialogo, quali debbano essere i comportamenti più idonei di un uomo di corte e di una dama di palazzo, il tutto attraverso conversazioni che si immaginano tenute nel corso di serate di festa a Urbino alla corte della duchessa Elisabetta Gonzaga, consorte di Guidobaldo da Montefeltro. La premessa mi è sembrata opportuna e non vado oltre, né intendo parlare del Cortegiano, altrimenti andrei fuori tema, perché il libro di Edgarda Ferri è una riuscitissima biografia di Baldassarre Castiglione. Scrivere della vita di un diplomatico non può prescindere dallepoca e dagli ambienti in cui ha operato, e infatti la narrazione ci mostra il personaggio nel suo tempo e nei luoghi in cui è stato presente, inquadrato benissimo nella storia dItalia, teatro delle guerre fra Spagna e Francia. Si incontrano così tanti personaggi, dal marchese di Mantova Francesco II, di cui era parente per parte di madre, al duca di Urbino Guidobaldo da Montefeltro, al pontefice Clemente VII, sotto i quali prestò i suoi servigi. Nella storia del periodo poi entrano di prepotenza altri protagonisti, come Lorenzo il Magnifico, limperatore Carlo V, grandi artisti come Raffaello e Michelangelo, umanisti come il Bembo. Più che una biografia Il racconto del cortigiano diventa un grandioso affresco storico, narrato in forma di romanzo, appassionante e in cui tuttavia è lasciato poco spazio alla fantasia, fedele, giustamente, Edgarda Ferri alle fonti storiche, peraltro abbondanti. La vita di Baldassarre Castiglione è movimentata, la dedizione ai suoi signori è totale, al punto che si sposa tardi, a quasi 38 anni, con una giovinetta di 15, Ippolita Torelli, figlia di Pietro Guido II, conte di Guastalla, e di Francesca Bentivoglio, figlia di Giovanni II, signore di fatto di Bologna, un matrimonio felice, nonostante le latitanze per lavoro dello sposo, ma finito troppo presto, con la scomparsa della sposa a 21 anni per complicanze intervenute poco dopo aver partorito il terzogenito. Rimasto così vedovo, si fa prete onde provvedere ai propri bisogni materiali, visto che per le poche entrate e le ben più ampie spese è indebitato fino al collo. In questa veste, quindi talare, ma anche come Nunzio, cioè ambasciatore dello Stato della Chiesa, trascorre lultimo periodo della sua vita in Spagna, dove, colpito da attacchi febbrili, viene a mancare a Toledo l8 febbraio 1529. Il suo corpo viene traslato a Mantova sedici mesi più tardi e tumulato nel Santuario di Santa Maria delle Grazie nella tomba predisposta da Giulio Romano.
Renzo Montagnoli - 15/02/2022 18:32