Nato nel 1688, Pope è stata la più grande figura della letteratura inglese del suo tempo e il fiore della fantasia rococò. Gobbo, vestito di nero, con parrucca d'argento e spadino, snob, mondano, maligno, cultore di Omero e dei giardini preromantici, ottenne col poemetto "Il riccio rapito" uno straordinario successo: 3000 copie vendute in quattro giorni; e presto il libro invase il continente e fece innamorare di sè tutta l'Europa. Voltaire scrisse: "Pope ha ridotto gli strumenti sibili della tromba inglese ai dolci suoni del flauto". "Il riccio rapito" è il trionfo della precisione e della grazia mondana: riccioli, gemme, profumi, pettini, spilli, ciprie, tabacchiere, ventagli, billets-doux; giarretiere, romanzi francesi e il caffè tostato e fragrante sono gli Achille e gli Ettori di questo piccolo mondo. Tra gli oggetti della vita quotidiana, si confondono gli spiriti dell'aria, i folletti, i silfi, le ninfe, gli gnomi: un mondo etereo che lo Shakespeare comico avrebbe amato; e nulla è più delizioso di questa mondanità che si perde tra le lievi quinte del cielo. Pope sa che la bellezza appassisce e perisce: "Ma poichè, ahimè la fragile bellezza perirà, con ricci o senza ricci, poichè la chioma ingrigirà...". Solo le incisioni di un genio come Berdlsey potevano accompagnare questo capolavoro di sottilissima perversione. Testo inglese a fronte.