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Descrizione
Il libro di Paolo Mieli è un’erudita, puntuale - e a volte divertita - ricognizione del vasto e dibattuto universo della storiografia. Un affascinante percorso attraverso i secoli, composto da brevi saggi che traggono spunto dalla pubblicazione di recenti studi, grazie ai quali è stato possibile offrire una nuova interpretazione di alcuni eventi cruciali della storia occidentale antica, medievale e moderna.
Così scopriamo che Gaio Verre non fu quel politico corrotto presentatoci da Cicerone e che i martiri di Otranto non morirono per la fede. Che in Italia la collusione fra Stato e mafia iniziò già nel Risorgimento e che durante l’ultima guerra gli americani bombardarono Dresda sebbene non fosse necessario. Che Abramo Lincoln, simbolo della lotta alla schiavitù, in realtà considerava gli afroamericani "esseri inferiori" ...
Un saggio intelligente e denso di riflessioni, che ci aiuta a comprendere come la Storia possa essere manipolata e falsificata a seconda delle esigenze ideologiche del momento.
«Il caso più clamoroso di demolizione di un intero pezzo del passato, grazie ai progressi della ricerca storica».
La Stampa
«Il nuovo saggio di Paolo Mieli denuncia i guasti provocati dall’uso strumentale delle vicende passate».
Corriere della Sera
Paolo Mieli, giornalista e storico, negli anni Settanta allievo di Renzo De Felice e Rosario Romeo, è stato giornalista all’ "Espresso", poi a "la Repubblica" e "La Stampa", di cui è stato anche direttore. Dal 1992 al 1997 e dal 2004 al 2009 ha diretto il "Corriere della Sera". Tra i suoi libri, Le storie, la storia (1999), Storia e politica (2001), La goccia cinese (2002), I conti con la storia (2013, vincitore del Premio Città delle rose e del Premio Pavese) e L’arma della memoria (2015).