Dopo l'inferno bellico dell'Afghanistan e quello nucleare di Cernobyl' un nuovo 'romanzo di voci', vicende umane e forti sentimenti in forma di confessioni, di Svetlana Aleksievic. Un libro narrato da suicidi mancati o dai testimoni di vite volontariamente troncate, che si muove però su uno sfondo assai particolare: il crollo dell'Unione Sovietica, il fallimento dell'utopia comunista che ne ispirava i progetti, il tramonto di un'epoca di 'sublimi menzogne', ma insieme lo smarrimento di due o tre generazioni rimaste orfane di mete e ideali nei quali avevano creduto e che avevano condiviso con altri fino in fondo, pagando spesso a caro prezzo questa loro fede ostinata. Reduci vilipesi della Grande guerra patriottica, contadini e cittadini orgogliosi fino all'ultimo di una vita contraddistinta da duro lavoro e fattiva solidarietà . O per contro giovani idealisti troppo delusi dalla vecchia vita sovietica o troppo timorosi di una nuova vita sconosciuta con tante incognite. Cinici mercenari in cerca di facili guadagni o ragazzi i quali piuttosto che uccidere preferiscono morire, ragazze 'piccole staliniane' e delatrici e per contro altre ragazze rese orfane e per sempre infelici dal Gulag. E poi persone affette 'semplicemente' dal 'male di vivere', da amori impossibili, da slanci troppo generosi e troppo vulnerabili all'indifferenza degli altri...