Pietro Ichino è da tempo oggetto di attacchi e contestazioni che lo costringono da nove anni a girare sotto scorta. Da quando nel 2008 ha deciso di mettere al servizio della politica le sue competenze professionali, molte aree del sindacato gli contestano il diritto a operare nel partito democratico, accusandolo di essere un infiltrato del "nemico". Le contestazioni e le obiezioni fanno parte della normale dialettica democratica ma rivelano anche, ci dice il professor Ichino, luoghi comuni e pregiudizi ideologici che inquinano il dibattito pubblico e politico su un tema tanto delicato come il lavoro; e soprattutto impediscono di prendere contatto con la realtà del nostro tessuto produttivo. Attraverso una spietata auto-intervista, Pietro Ichino ripercorre gli ultimi anni della sua esperienza politica e professionale, svelandoci, dati alla mano, verità e bugie, buone idee ed errori sul fronte della politica del lavoro in Italia: dalla legge Brunetta al braccio di ferro tra Marchionne e i sindacati, alla scottante questione di quello che definisce Apartheid tra lavoratori protetti e non protetti. E ci spiega, prendendo spunto dai modelli europei più avanzati, che è possibile una grande riforma del lavoro di cui né il sindacato né la politica devono avere paura.