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Il volume analizza i rapporti tra cultura e fascismo a Modena dal 1919 al 1945, con particolare attenzione alla storia dell'ateneo locale. Nel corso degli anni Trenta, il legame fra attività scientifica e militanza politica si rafforzò, con la totale fascistizzazione dell'ateneo e il generale adeguamento al clima politico. L'università fu in prima linea nella mobilitazione per la campagna antisemita (tra i dieci firmatari del Manifesto della razza, tre hanno insegnato presso l'ateneo modenese) e per quella bellica. Timidi segnali anticonformisti emersero fra gli ambienti studenteschi e vennero canalizzati dalle riviste dei Guf, che diedero voce alle invettive contro il conservatorismo fascista. L'entrata in guerra costituì il momento dirimente per il definitivo distacco di molti intellettuali modenesi dal regime. Lo spartiacque dell'8 settembre 1943 offrì - e impose - a studenti e docenti dell'ateneo la drammatica occasione per un esame di coscienza sulla propria esistenza e sulle proprie scelte, che mai come prima avrebbe unito così profondamente i destini individuali e collettivi di una comunità, spingendo molti di loro ad aderire alla Resistenza.