Un mese, l'estate, un luogo marino e boscoso che si chiama Qui: ecco gli elementi primi con i quali è composto questo racconto. E a movimentare il tutto un sentimento insieme arcaico e modernissimo come la paura. Il protagonista è un nuotatore. Ogni giorno congiunge a forza di bracciate due punti di una baia. Va a stile libero e torna a dorso. Mentre il corpo è in movimento, i pensieri della paura si fanno largo. E accanto alle paure naturali, quelle di sempre, quelle che ci hanno fatti ciò che siamo, appaiono nel suo narrare le paure industriali, quelle fabbricate ad arte, che non hanno un oggetto preciso e si mettono tra noi e gli altri come un'erba infestante, separandoci e facendoci soli e dispersi: sudditi della dittatura della paura. A Qui le paure naturali vanno a piede libero. E proprio per questo è possibile scorgere, almeno per un mese, un modo diverso e relazionale di confrontarsi con il loro esistere. Nuotando, leggendo, ascoltando gli altri, raccogliendo racconti e poesie, facendosi accompagnare dalle favole, dal mare e dal vento, Silvio Perrella intarsia un libro in cui a ogni parola corrisponde un sentimento, come era già avvenuto in "Giùnapoli". E scrive la sua opera più sottile e sensuale, dove il racconto, la meditazione e l'azione si fondono in un solo gesto.
Tra i tanti libri sulla paura, un sentimento che i più tendono a negare dietro l'egida della vergogna, questo di Perrella infonde coraggio e veicola verso un dialogo intimo con la paura e le sue infinite declinazioni tra 'paure naturali' e 'paure industriali'. Che cos'è dunque la paura? e' un'inquilina che abita la gabbia del nostro corpo, da sempre, dall'oscurità del grembo materno, ai primi passi, alle prime scelte, la paura non è un male mortale, ma è un male necessario al vivere, ha un colore, un suono, è puntuale, è esigente e può risucchiarci l'IO perché incontenibile. Se la paura fosse un veleno avrebbe un antidoto, e attraverso la scrittura di Perrella l'apprendiamo, la paura va esorcizzata, ha bisogno d'essere condivisa, è l'IO nudo che deve cercare la condivisione nel TU e infine nel NOI, l'antidoto è il coraggio. A lettura conclusa ci si scopre più forti, più consapevoli, pur rimanendo nelle nostre finite gabbie, il mite delle nostre amate prigioni, avremo fatto nostro quel 'coraggio' di spogliarci delle nostre grandi paure e rivestirci di paure più leggere, avremo imparato a tendere una mano verso le paure altrui e farle nostre e ancora e viceversa, avremo infine appreso che versus la paura non ci vuole uno scudo istoriato, a nulla servirebbe, ma il coraggio di fronteggiarla, come afflato eroico, per tutto l'arco della nostra esistenza perché è una necessaria lotta quotidiana.
'Io ho paura' è un libro intimo, che come tutti i libri del genere si presta a infinite letture, è un libro necessario, che rimane. I miei allievi l'hanno amato da subito e ancor più dopo aver incontrato l'autore perché Silvio Perrella è poetico e magico anche quando incontra.
Buona lettura a tutti!
Katia
Io ho paura
Caterina Villì - 03/03/2019 17:11
5/
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Tra i tanti libri sulla paura, un sentimento che i più tendono a negare dietro l'egida della vergogna, questo di Perrella infonde coraggio e veicola verso un dialogo intimo con la paura e le sue infinite declinazioni tra 'paure naturali' e 'paure industriali'. Che cos'è dunque la paura? e' un'inquilina che abita la gabbia del nostro corpo, da sempre, dall'oscurità del grembo materno, ai primi passi, alle prime scelte, la paura non è un male mortale, ma è un male necessario al vivere, ha un colore, un suono, è puntuale, è esigente e può risucchiarci l'IO perché incontenibile. Se la paura fosse un veleno avrebbe un antidoto, e attraverso la scrittura di Perrella l'apprendiamo, la paura va esorcizzata, ha bisogno d'essere condivisa, è l'IO nudo che deve cercare la condivisione nel TU e infine nel NOI, l'antidoto è il coraggio. A lettura conclusa ci si scopre più forti, più consapevoli, pur rimanendo nelle nostre finite gabbie, il mite delle nostre amate prigioni, avremo fatto nostro quel 'coraggio' di spogliarci delle nostre grandi paure e rivestirci di paure più leggere, avremo imparato a tendere una mano verso le paure altrui e farle nostre e ancora e viceversa, avremo infine appreso che versus la paura non ci vuole uno scudo istoriato, a nulla servirebbe, ma il coraggio di fronteggiarla, come afflato eroico, per tutto l'arco della nostra esistenza perché è una necessaria lotta quotidiana.
'Io ho paura' è un libro intimo, che come tutti i libri del genere si presta a infinite letture, è un libro necessario, che rimane. I miei allievi l'hanno amato da subito e ancor più dopo aver incontrato l'autore perché Silvio Perrella è poetico e magico anche quando incontra.
Buona lettura a tutti!
Caterina Villì - 03/03/2019 22:14
Caterina Villì - 03/03/2019 17:11