Io sono il diavolo una raccolta di quarantadue racconti editi nel 1941, e Ipocrita 1943, un magma di riflessioni, confessioni, rimuginamenti, iniziato nel 1943 completato negli anni successivi e pubblicato, nel 1955, in volume presso Bompiani -, segnano una svolta epocale nella creatività di Zavattini. Il suo umorismo diviene più impegnato e riflessivo, rispecchia la coscienza di crisi di un intellettuale sfibrato dal fascismo e appena uscito dalla guerra. La formula fulminante del racconto breve, la spregiudicatezza del genere surreale-umoristico, permettono a Zavattini di smascherare il buon senso qualunquista, di confessare la sua passione civile e politica e di restituire in immagine i suoi conflitti profondi. Come scrive Silvana Cirillo, nell'Introduzione, "ci sono dei momenti in cui c'è la parola e la vita, ci sono dei momenti in cui la parola è la vita".