L'Italia di oggi è proprio un paese indecifrabile, come spesso si rassegnano a scrivere i giornalisti stranieri? L'apparente incongruenza degli elementi che ne compongono l'assetto economico e sociale si può spiegare sul serio come un insieme di "contraddizioni"? Arretratezza e sviluppo sono davvero caratteri dualisticamente contrapposti? Permanenza e innovazione non convivono piuttosto all'interno dello stesso processo in un regime di reciproca funzionalità? E ancora: qual è il rapporto che s'instaura, in oltre un secolo, fra modernizzazione delle strutture della vita collettiva e i sentimenti di identità e di appartenenza nazionale? Come si adegua la tradizione culturale indigena ai modelli di un "moderno" spesso importato dall'estero? Sono questi alcuni degli interrogativi a cui "L'Italia nuova" cerca di rispondere, in un dialogo costante fra le acquisizioni della ricerca storica e gli strumenti delle scienze sociali, in un contrappunto fra documenti segnati dal massimo di oggettività presunta (le statistiche) e fonti provviste del massimo di soggettività dichiarata (le testimonianze letterarie). Per l'originalità dell'impostazione, l'ampiezza dello sguardo e la vivacità della scrittura, le tesi di Lanaro sono destinate a far discutere a lungo.