Jack's book. Una biografia narrata di Jack Kerouac

La nostra recensione

Jack Kerouac (Jean-Luis Debris de Kerouac, figlio di una famiglia franco-canadese emigrata nel Massachusetts) moriva nel 1969, a 47 anni, consumato dall'alcool, dai dubbi, dal suo senso di inadeguatezza. Il libro che vi proponiamo è questa splendida biografia, lontana dalla cronistoria dell'opera di Jack Kerouac: per quello la fonte migliore sono i suoi scritti, certo non tutti riusciti. Mondadori ha appena pubblicato un Meridiano con tutti i romanzi dello scrittore, anche se va ricordato che Kerouac mantenne sé e la madre vedova soprattutto scrivendo articoli. Non una biografia classica appunto, ma un'affresco di voci, di ricordi in cui la memoria gioca un ruolo bizzarro, in cui i vari personaggi che compongono questo coro hanno ognuno una storia propria da raccontare, anche mentre parlano e raccontano del Kerouac che hanno conosciuto. Un montaggio di taglio documentaristico da cui esce l'America rurale, culturale, scomparsa e che si vuole ricordare attraverso la storia orale, non accademica; esce un'umanità bizzarra, dove la "normalità" è un paravento colpito e affondato. Tante versioni, tante voci, e chiudendo questo libro e l'epoca che racconta, ci si ricorda della bella intuizione di Hugo von Hoffmanstahl: "La realtà è la fable convenue dei benpensanti". Chi era Kerouac? Il mito letterario è estremamente limitato nello svelarci l'uomo: alla fine di ogni viaggio, per esempio Kerouac tornava sempre dalla madre. Era un mammone, e fu morbosamente legato a lei per tutta la vita; la sua vita "Sulla strada" in realtà fu un'eperienza molto, molto limitata e i viaggi furono pochissimi. Per tornare all'inizio della carriera letteraria di Kerouac, e al suo fondamentale rapporto col jazz, sono i '40 e '50 gli anni più fertili della sua vocazione letteraria e vagabonda. Fondamentale è anche il suo rapporto con la già citata musica jazz. Kerouac - e la cultura BEAT - è stato un pioniere nell'aver fondato o riscoperto una nuova o vecchia percezione, visione: possiamo anche ricordare che, a scanso di equivoci e malgrado le umanissime contraddizioni del suo autore, la pubblicazione di "On the road" è del 1957, anche se il manoscritto risale agli ani '40. Come disse la moglie di Neal Cassidy la questione è che "loro", i BEATNIK, fecero tutto per primi. Gli avvenimenti più importanti ed innovatori del gruppo BEAT si svolsero prima e non durante le rivolte studentesche della fine degli anni '60, e questo basterebbe a spiegare perché Kerouac e il suo gruppo rimangono grandi: per quel che riguarda Kerouac uno sperimentatore, un innovatore, un pioniere, uno che fece tutto senza strombazzi dieci anni prima che certi atteggiamenti e aperture diventassero istuzionali: scoprì e contribuì a far emergere la controcultura, anticipò i movimenti per i diritti civili, scoprì l' "altra America", studiò il Buddismo, provò droghe, trovò in Neal Cassidy un amante per libere avventure etero e omo-sessuali, anticipando in qualche modo il movimento per i diritti gay&lesbo, e così via, e il tutto in piena guerra fredda post bellica: controverso fino alla fine se, negli ultimi dieci anni di vita, riuscì a trasformarsi in un sostenitore della destra e della guerra in Vietnam. Furono poche le relazioni che contarono veramente, lo zoccolo duro di questa fiammata del firmamento della controcultura americana, rimasta tale, cioè censurata, fino afli anni'70: Neal Cassidy, la vera musa ispiratrice di Kerouac, fu l'uomo che incantò Kerouac - e non solo - con la sua bellezza, i suoi sogni e i suoi consigli sulla scrittura; c'era Allen Ginsberg, che in pratica si occupò delle pubbliche relazioni del gruppo e funzionò come un vero e proprio ufficio stampa; c'era Borroughs, con cui Kerouac visse a New York; e ancora Lawrence Ferlinghetti, Bob Kaufman, Gregory Corso¿La Redazione