New York, 1903. Un cadavere orribilmente mutilato viene ritrovato all'interno di un barile abbandonato su un marciapiede. I sospetti portano verso la criminalità italiana. E un lavoro per il "Dago", il sergente Giuseppe "Joe" Petrosino, il più famoso detective della città. L'unico dell'intero dipartimento di polizia di New York che, grazie alle sue umilissime origini italiane, è capace di passare inosservato tra i vicoli di Little Italy, capire i dialetti del sud della penisola, interpretare i simboli e le modalità delle prime organizzazioni criminali mafiose, come la temutissima Mano Nera. Un'indagine difficile in cui a Petrosino toccherà fronteggiare non solo gli spietati padrini ma anche i violenti pregiudizi di cui sono vittime gli immigrati italiani. Un romanzo tratto da una storia vera che racconta la nascita della Mafia italo-americana e il coraggio degli uomini che la sfidarono.
Libri Senza Gloria Blog Pop Nerd - 26/10/2019 11:42
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Nella melting pot che era la New York del 1864, Joe Giuseppe Petrosino è il leggendario (ma realmente esistito) sergente investigativo della Polizia che era entrato nelle grazie dellassessore alla Polizia di New York Teddy Roosevelt prima che questi diventasse Presidente. Joe era detto Dago poiché originario di Paluda e quindi dagoes come si indicavano allora in maniera dispregiativa tutti gli italiani. Caratteristiche particolari: collo taurino e braccia forzute, baffi allitaliana, derby hat (la bombetta) sulla testa e scarpe dalle suole rialzate per sembrare più alto. Come Sherlock Holmes, quando torna a casa la sera, se non è troppo stanco, si rilassa suonando con il violino le più note arie della lirica italiana (non a caso Caruso è il suo idolo).
Nella melting pot che era la New York del 1864, Joe Giuseppe Petrosino è il leggendario (ma realmente esistito) sergente investigativo della Polizia che era entrato nelle grazie dellassessore alla Polizia di New York Teddy Roosevelt prima che questi diventasse Presidente. Joe era detto Dago poiché originario di Paluda e quindi dagoes come si indicavano allora in maniera dispregiativa tutti gli italiani. Caratteristiche particolari: collo taurino e braccia forzute, baffi allitaliana, derby hat (la bombetta) sulla testa e scarpe dalle suole rialzate per sembrare più alto. Come Sherlock Holmes, quando torna a casa la sera, se non è troppo stanco, si rilassa suonando con il violino le più note arie della lirica italiana (non a caso Caruso è il suo idolo).
Petrosino non è simpatico a tutti, nemmeno ad alcuni dei suoi colleghi, vuoi per invidia vuoi per un latente razzismo verso i miseri mangiaspaghetti di cui è fiero rappresentante. Non è simpatico allispettore Max Schmitberger, ebreo tanto magro e lungo da essere soprannominato la Scopa, il quale, avvertito del cadavere nel barile, fiuta puzza di italiano e affida lindagine a Petrosino. Non fa simpatia al capo dellInvestigativa George il Presuntuoso o Petto in fuori McClusky, più attento a fare buona impressione alla stampa (a quellepoca a Little Italy si leggeva Il progresso italo-americano) che non a risolvere il caso.
Ma come Holmes aveva Watson, Petrosino può contare su una fedele e originale spalla: lagente di polizia Maurice Bonnoil, uno dei cosiddetti plainclothesman (agente con licenza di indossare abiti civili) per il quale Salvo Toscano inventa una geniale quanto simpatica parlata Italo-franco-irlandese. In alcuni capitoli lindagine viene portata avanti da entrambi i detective separatamente ma come fossero una persona sola, e questo ci fa desiderare maggiori scene insieme (come quella alla Morgue per il riconoscimento del cadavere) dove il serioso Petrosino può dettare ordini ma al contempo lasciarsi andare a sincere risate.
Laltra storyline che finisce per intrecciarsi con lindagine principale è quella condotta dallufficio del Tesoro a Wall Street dove il capo dei servizi segreti di New York, lo scrupoloso William Flynn, sta alle calcagne di una banda siciliana di falsari di banconote. Ed è così che, quando i due gruppi investigativi si uniscono, si restringe il cerchio intorno alla cupola della Mano Nera: Giuseppe don Piddu o Artiglio (perché gli manca il mignolo) Morello, suo cognato Ignazio the Wolf Lupo, il pasticciere Pietro Inzerillo e i loro scagnozzi...
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