La storia d'amore di una francese quindicenne con un giovane miliardario cinese, sullo sfondo di un ritratto di famiglia, nell'Indocina degli anni trenta. Racconto di lucidità struggente, di terribile e dolce bellezza, "L'amante" trasfigura e risolve integralmente in una scrittura spoglia e intensa, il complice gioco che la memoria e l'oblio ricalcano sulla trama della vita.
LAmante è un romanzo breve della scrittrice francese Marguerite Duras (1914 1996), pubblicato per la prima volta, con il titolo LAmant, in Francia nel 1984.
Il libro ripercorre la storia, autobiografica, del primo amore sconfessato fino allillusione dei protagonisti di non potersi mai appartenere dellautrice. La narrazione è ambientata nellIndocina francese[1], e precisamente a Vihnlong, sul fiume Mekong, dove la famiglia Donnadieu[2] si era trasferita alla morte del capofamiglia.
Una donna, la scrittrice stessa, oramai in là con gli anni, si presenta allinizio del volume e ripercorre brevemente gli anni della sua adolescenza e del suo primo amore. Siamo nel 1929 e la Duras è su un traghetto che attraversa il Mekong. Ha quindici anni e mezzo. Si distingue per il colore della pelle, troppo bianco per passare inosservato in quelle regioni, e per il modo insolito di vestire. Viene notata da qualcuno: si tratta del ventisettenne Huynh Thuy Le, figlio del più ricco possidente cinese di Sadec. Luomo invita la ragazzina a salire sulla sua limousine nera. La futura scrittrice accetta.
Il libro è quindi la descrizione dellamore che segue a questo primo incontro e della crescita psico-fisica della Duras. Una crescita improvvisa, brutale. Lamore diviene la molla per uno sviluppo senza controllo; la sua forza si allarga fino a coinvolgere con violenza la dolce violenza presente in tutte le pagine del volume ogni aspetto della realtà in cui è immersa la protagonista . Viene osservato, vissuto, descritto, contemplato. Eppure, nel contempo, esso è sopravanzato da tutti gli altri temi che vanno a comporre il grande mosaico del romanzo: laffetto per il fratello piccolo, lodio per quello maggiore; labnegazione, la comprensione e di nuovo lodio per la madre. Ma anche, oggettivando nello spazio sociale le emozioni intime dei protagonisti, la differenza tra ceti, tra classi; le differenze razziali e quelle detà.
Tutto questo viene raccontato affondando le parole come un coltello acuminato. Le frasi della Duras sono tagli, pugnalate. Brevi, audaci, ma mai superficiali. Lo stile è laconico, sincopato, a salti. Paratattico, lo chiamerà la scrittrice.
Il libro sarà tradotto in Italia nel 1985, un anno dopo ledizione francese, e conoscerà un successo strepitoso.
varrialegiusgmailcom - 23/06/2019 16:49