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A Casablanca, al Cafè de l'Univers, un gruppo di giovani conversa, discute, rumoreggia fra un caffé e l'altro; espone opinioni, fatti, idee. Ogni pretesto è buono un turista che si è perso, un passante eccentrico per far scattare una scintilla, una parola che scaturisce in una storia. Uno racconta di un matrimonio che qualche anno prima, in un piccolo villaggio, si doveva celebrare fra Malika e un giovane professore islamista. Un altro si ricorda di quella partita di calcio che aveva significato la libertà dei calciatori, o di quell'anno in cui l'amministrazione scolastica non riusciva a assegnare un colore al bounni, che pure era il nome di un colore. Le storie non raccontano solo di un passato recente, i giovani marocchini al bar sono loro stessi una storia, simile a quella dei loro coetanei che hanno lasciato il paese per vivere nelle metropoli d'Europa. Sono ragazzi integrati che studiano e lavorano, eppure Jaafar e Ahmed (e altre migliaia di ragazzi) stanno colmando una distanza che è ancora un terreno minato, coltivato dall'imprudenza o dall'uso scellerato del linguaggio. Perché se è vero, come dicono questi ragazzi seduti al bar che "la linguistica non ha mai ucciso nessuno" è pur vero che la convivenza e la pietà passano attraverso la traduzione e la comprensione. Fouad Laroui, - una biografia che sembra quella di uno dei suoi giovani protagonisti - racconta una varietà sorprendente di storie che pescano dalla cronaca, la morte di Saddam Hussein, il terrore di Al Qaeda, al costume di un Marocco in cui la tradizione e la religione sono molto radicate. Questo fiorire di storie singolari, costruisce un disegno unico, proprio come i petali compongono la corona del fiore. Il Café de l'Univers (il nome che è un indizio neppure troppo velato) è il punto fermo attorno al quale i racconti partono per violare con semplicità le cornici che li contengono, e tracciare un filo rosso in cui le narrazioni affluiscono per dare corpo e voce al Marocco contemporaneo, ai suoi giovani, alle sue estati afose e certamente alle sue primavere. Altro che sociologi. In otto racconti brevi, scritti con una penna intrisa di amara ironia e che lascia sulla pagina un velo sottile di tristezza, il marocchino Fouad Laroui fotografa meglio di tanti esperti i problemi dell'immigrazione, dell'integrazione e del melting pot nella società multietnica del terzo millennio: in Francia come in Africa, in Medio Oriente come in Olanda. Lo fa con le sole armi della narrativa, bandendo ogni tentazione esplicativa e senza indulgere a moralismi, ma proponendo piuttosto storie semplici quanto emblematiche, ambientate a Casablanca, Amsterdam, Marsiglia o El Jadida.

Dettagli down

Generi Romanzi e Letterature » Romanzi contemporanei

Editore Del Vecchio Editore

Formato Ebook (senza DRM)

Pubblicato 26/09/2013

Lingua Italiano

EAN-13 9788861100855

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