Attivamente partecipe, e non solo sul piano pubblicistico, alle travagliate vicende del PLI, dopo una rilevante collaborazione iniziale a "Il Mondo", Gentile configurò limpidamente in "L'idea liberale" (Milano 1955) una versione del liberalismo che lo indurrà ad avversare, in primo luogo e a lungo sul "Corriere della sera", le intraviste degenerazioni 'statalistiche' e 'partitocratiche' dell'Italia repubblicana, da lui denunciate particolarmente al termine in "Democrazie mafiose" (Roma 1969).