Un uomo e una donna si incontrano per caso mentre tornano al loro paese natale, che hanno abbandonato vent'anni prima scegliendo la via dell'esilio. Riusciranno a riannodare i fili di una strana storia d'amore, appena iniziata e subito inghiottita dalla palude stigia della storia? Il fatto è che dopo una così lunga assenza "i loro ricordi non si assomigliano". Crediamo che i nostri ricordi coincidano con quelli di chi abbiamo amato, crediamo di avere vissuto la medesima esperienza, ma è solo un'illusione. D'altro canto, che può fare la nostra memoria, quella memoria che del passato non ricorda che una "insignificante minuscola particella"? Viviamo sprofondati in un immenso oblio e ci rifiutiamo di saperlo.
Libro capace di aprire nuove prospettive sull'antico tema del ritorno a casa (Odissea qui più volte nominata) e dell'esilio, tema che Kundera aveva già trattato altrove.
Il ritorno, come tutti i ritorni, è deludente al massimo grado per i due protagonisti. Tutto viene tradito: la patria, l'amore, gli affetti, le amicizie, i ricordi, perfino una storia d'amore di quelle che non dovrebbero morire mai.
L'ignoranza
Blucristina - 11/10/2002 23:14
3/
5
Noiosa la prima parte, molto carina e scorrevole la seconda
L'ignoranza
alessandro - 11/09/2002 14:22
2/
5
Più che un romanzo mi pare di trovarmi in unaula universitaria ad ascoltare un professore che teorizza questioni sociali quale appunto la nostalgia-lignoranza cercando di far cogliere ai suoi studenti il discorso tramite un esempio (la storia dei due amanti appunto) senza però dare spazio a questultimi di controbattere o comunque di ragionarci sopra.
L'ignoranza
Anonimo - 17/09/2001 00:00
1/
5
Libro pesante
L'ignoranza
Anonimo - 31/08/2001 00:00
2/
5
l'idea era affascinante.. tutti noi ci sentiamo "ignorati" o "stranieri". Le recensioni promettevano bene... ma poi il libro scorre a fatica e Irena invece di entusiasmarmi mi ha annoiata
Laura
L'ignoranza
Anonimo - 24/07/2001 00:00
2/
5
Ho acquistato il romanzo perchè ero affascinata dalla vicenda dei due amanti che si incontrano dopo anni e delle diverse percezioni ed interpretazioni che gli individui danno alla medesima cosa o situazione.
Probabilmente le mie aspettatitive erano troppo alte, ma speravo di ritrovare in questo romanzo il Kundera di tanti anni fa, di Amori ridicoli o dell'Insostenibile leggerezza dell'essere.
Quello scrittore che sapeva, per mano dei personaggi, dare voce ai moti dell'animo umano e decifrare sentimenti e situazioni che tutti noi abbiamo vissuto.
In questo romanzo tutto mi è sembrato già visto, Kundera dice arrancando cose che ha già detto, quasi gli mancasse una reale ispirazione.
Peccato! io cercavo delle illuminazioni...
L'ignoranza
Anonimo - 26/06/2001 00:00
5/
5
Ancora una volta Kundera assolve al compito del ROMANZIERE:Esplorare una porzione sconosciuta dell' animo umano,illuminarla.
Kundera rende poi in modo assolutamente poetico il tema del romanzo.
Alcune precisazioni:1)Il romanzo è stato scritto in spagnolo e non in francese.2)Le riflessioni esistono nel romanzo inteso come genere letterario da quando Musil scrisse "L' uomo senza qualità", da allora tutto ciò che poteva essere pensato entrò a far parte del romanzo,che si arricchì quindi di un ulteriore elemento compositivo: il pensato appunto,la riflessione,che però è legata ad un personaggio e quando non lo è,non lo è semplicemente perchè quella riflessione è parte integrante del romanzo e diviene quello che Kundera chiama un "saggio specificamente romanzesco" impensabile al di fuori del romanzo stesso.
L'ignoranza
Anonimo - 13/06/2001 00:00
4/
5
Sicuramente da leggere, il tema è affascinante e come al solito Kundera è un grande nello scrutare i sentimenti. Riesce meglio quando fa parlare i protagonisti, meno quando parla lui in prima persona.
L'ignoranza
Anonimo - 12/06/2001 00:00
2/
5
Sul tema dell'esilio Kundera è arrivato ormai al fondo; ma si ostina a raschiare, per l'appunto, il fondo del barile. Il suo francese è una lingua artificiale (e si sente anche dalla traduzione), così come era diventato artificiale il suo ceco. Ci sono nel libro degli ottimi spunti per delle buone riflessioni, ma meglio avrebbe fatto, allora, a scrivere un saggio invece di un romanzo.
L'ignoranza
Anonimo - 11/06/2001 00:00
3/
5
La cosa che mi ha colpito maggiormente di questo libro è stato il fatto che il titolo rispecchia quanto l'autore descrive nel racconto, l'ignoranza delle persone che non chiedono ai protagonisti di raccontare loro come hanno vissuto gli anni in esilio. Molte volte il titolo non rispecchia la morale del racconto, in questo caso invece quanto raccontato si può riassumere perfettamente con il titolo.
L'ignoranza
Anonimo - 22/05/2001 00:00
4/
5
Dall'insostenibile leggerezza dell'essere, l'oblio, il valzer degli addii Kundera crea questo libro, che nasce e cresce da questi come un figlio. é il parto di un'autore maturo, arrivato a riflessioni semplicemente incredibili che la maggior parte di noi ignora.
Anonimo - 04/11/2002 15:10
Blucristina - 11/10/2002 23:14
alessandro - 11/09/2002 14:22
Anonimo - 17/09/2001 00:00
Libro pesante
Anonimo - 31/08/2001 00:00
l'idea era affascinante.. tutti noi ci sentiamo "ignorati" o "stranieri". Le recensioni promettevano bene... ma poi il libro scorre a fatica e Irena invece di entusiasmarmi mi ha annoiata Laura
Anonimo - 24/07/2001 00:00
Ho acquistato il romanzo perchè ero affascinata dalla vicenda dei due amanti che si incontrano dopo anni e delle diverse percezioni ed interpretazioni che gli individui danno alla medesima cosa o situazione. Probabilmente le mie aspettatitive erano troppo alte, ma speravo di ritrovare in questo romanzo il Kundera di tanti anni fa, di Amori ridicoli o dell'Insostenibile leggerezza dell'essere. Quello scrittore che sapeva, per mano dei personaggi, dare voce ai moti dell'animo umano e decifrare sentimenti e situazioni che tutti noi abbiamo vissuto. In questo romanzo tutto mi è sembrato già visto, Kundera dice arrancando cose che ha già detto, quasi gli mancasse una reale ispirazione. Peccato! io cercavo delle illuminazioni...
Anonimo - 26/06/2001 00:00
Ancora una volta Kundera assolve al compito del ROMANZIERE:Esplorare una porzione sconosciuta dell' animo umano,illuminarla. Kundera rende poi in modo assolutamente poetico il tema del romanzo. Alcune precisazioni:1)Il romanzo è stato scritto in spagnolo e non in francese.2)Le riflessioni esistono nel romanzo inteso come genere letterario da quando Musil scrisse "L' uomo senza qualità", da allora tutto ciò che poteva essere pensato entrò a far parte del romanzo,che si arricchì quindi di un ulteriore elemento compositivo: il pensato appunto,la riflessione,che però è legata ad un personaggio e quando non lo è,non lo è semplicemente perchè quella riflessione è parte integrante del romanzo e diviene quello che Kundera chiama un "saggio specificamente romanzesco" impensabile al di fuori del romanzo stesso.
Anonimo - 13/06/2001 00:00
Sicuramente da leggere, il tema è affascinante e come al solito Kundera è un grande nello scrutare i sentimenti. Riesce meglio quando fa parlare i protagonisti, meno quando parla lui in prima persona.
Anonimo - 12/06/2001 00:00
Sul tema dell'esilio Kundera è arrivato ormai al fondo; ma si ostina a raschiare, per l'appunto, il fondo del barile. Il suo francese è una lingua artificiale (e si sente anche dalla traduzione), così come era diventato artificiale il suo ceco. Ci sono nel libro degli ottimi spunti per delle buone riflessioni, ma meglio avrebbe fatto, allora, a scrivere un saggio invece di un romanzo.
Anonimo - 11/06/2001 00:00
Anonimo - 22/05/2001 00:00
Dall'insostenibile leggerezza dell'essere, l'oblio, il valzer degli addii Kundera crea questo libro, che nasce e cresce da questi come un figlio. é il parto di un'autore maturo, arrivato a riflessioni semplicemente incredibili che la maggior parte di noi ignora.