30 aprile 1945. I sovietici conquistano Berlino metro dopo metro, mentre Hitler è asserragliato nel suo bunker sotterraneo, dove lo ha raggiunto volontariamente la sua compagna, Eva Braun.Per non cadere vivo nelle mani dei sovietici, il dittatore trova nel suicidio l'unica via d'uscita. Ma non tutti pensano che debba finire così: il fedelissimo Bormann, per esempio, che vuole salvare a ogni costo la vita del suo creatore, e Stalin, che ha fatto della cattura del Führer una vera e propria ossessione.In quella data, Hitler si suicidò, come riportato dalla storiografia ufficiale, oppure, stando alle numerose teorie alternative, venne portato via da Berlino?Alla fine della vicenda, solo il lettore ne conoscerà tutti gli aspetti, mentre nessuno dei personaggi, neanche quelli convinti di sapere tutto, sarà consapevole del quadro completo.
Alla sua seconda pubblicazione con leditore romano, anche in questopera lautore affronta temi importanti dal punto di vista politico e sociale: in Cinque giorni in aprile si narrava delle trasformazioni in corso nel Settecento, qui siamo invece alla fine della Seconda guerra mondiale. La storia la conosciamo tutti: Hitler era asserragliato nel suo bunker berlinese, mentre i russi stavano invadendo metro dopo metro la città, così decise di suicidarsi per non cadere vivo nelle loro mani o forse per non fare la stessa fine di Mussolini. Ma siamo proprio sicuri che le cose andarono così? Quella che Pietro De Santis ci presenta attraverso il suo romanzo è una delle teorie alternative secondo la quale Hitler sarebbe stato invece fatto scappare da Berlino, grazie a una cooperazione internazionale e contro la sua volontà.
La narrazione viene fatta sia in presa diretta sia attraverso il racconto di un ormai vecchio pilota tedesco che partecipò alla missione.
Molte sono le note di merito che voglio riconoscere allo scrittore: innanzitutto una grande conoscenza dei fatti storici, molto più profonda e dettagliata di quella che comunemente si ha: degli intrighi internazionali, per esempio, o delle singole personalità delle più alte gerarchie naziste, per fare un altro esempio, da quelle più fedeli a quelle che tradirono il loro Führer. E poi la bellezza dellironia che riesce ad alleviare anche le fasi più gravi della storia e a mantenere il buon umore.
Un bel romanzo, coinvolgente e di spessore.
beamit14 - 11/06/2014 20:59