Pubblicato a puntate sul "Corriere della Sera" fra il 1917 e il 1918, quest'opera racconta la storia della famiglia Marini, composta da individui differenti e isolati ma ognuno con la propria individualità ed umanità. "Dalla scranna antica che il lungo uso aveva sfondato e sbiadito, era ancora lei, la nonna Agostina Marini, quasi ottantenne e impotente a muoversi, che dominava sulla casa e sulla famiglia come una vecchia regina dal trono. Non le mancava neppure lo scettro: una canna pulita che il nipotino più piccolo aveva cura di rinnovare ogni tanto; buona per dare sulle gambe ai ragazzi impertinenti e per scacciare i cani e le galline che penetravano dal cortile; ma soprattutto buona per frugare nel camino, davanti al quale la nonna sedeva in permanenza d'estate e d'inverno, e specialmente per frugarvi quando era sdegnata con qualcuno, cosa che le accadeva spesso. Perché la canna non si accendesse il figlio Juanniccu le aveva applicato all'estremità un puntale di latta; e quel pomeriggio d'inverno la vecchia signora frugava nella cenere pensando appunto a questo suo figlio Juanniccu."