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Maurizio ha dieci anni e, come tutti i bambini, non vede l'ora che comincino le vacanze. Per lui l'estate significa stare dai nonni, a Crabas: lì ogni anno ritrova gli amici di sempre, Franco e Lorenzo, fratelli di biglie, di ginocchia sbucciate e caccia alle libellule. Ma l'estate del 1986 stravolgerà per sempre i ritmi placidi del paese: una nuova parrocchia sta per essere fondata, rischiando di spaccare in due la comunità. Ogni Pasqua, infatti, il parroco di Crabas dà vita a una processione che rievoca l'episodio del Cristo risorto narrato nei Vangeli: due statue raffiguranti Cristo e Maria Vergine (che ha sostituito Maddalena, la "chiacchierata amica") vengono fatte simbolicamente incontrare grazie alla volontà dei fedeli e dei chierichetti come Maurizio. Come si potrà assolvere adesso al rito della processione pasquale, se non sdoppiando la rievocazione dell'incontro? In un crescendo di paradossale comicità, il parossistico inseguimento di Santi per le vie del paese sfocerà in una vera e propria guerra, combattuta a colpi di Salve Regina. Si compone cosi questa storia di formazione in cui il protagonista scopre insieme al lettore cosa significa dire "noi".
Il tema delle parentele per affinità e non per sangue è caro a Michela Murgia. Lo troviamo già nel suo bellissimo "Accabadora", dove ci parla di fillus de anima, figlio d'anima. E io, che sono matrigna e quindi parente per affinità, mi commuovo davanti alla dedica dell'autrice: "A mia madre. Tutt'e due." Un altro tema che mi emoziona, perché oltre a essere matrigna sono anche figlia unica (sì, le ho proprio tutte), è il tema del noi, fulcro del nuovo libro della Murgia, L'incontro. "A Maurizio non veniva così facile dire noi, perché non c'è plurale nel mondo di un figlio unico". Ma a Crabas, il paese dove si svolge il breve romanzo, "tutto il tempo si declinava così, al presente plurale". 'Noi' non è un pronome, è un concetto struggente. Qualcosa che dà forza, e nello stesso tempo la toglie. Ci sono noi d'amore, di condivisione, e ci sono noi di ignavia, che nascondono la pigrizia del pensiero. Quando a Crabas arriva un secondo parroco, il 'noi' subisce un grave attentato e deve fronteggiare i loro. Ora ci sono due parrocchie, una doppia coppia di statue sacre da portare in due diverse processioni, e un'intera popolazione che non sa più da che parte stare. "Chi sono loro?" chiede il ragazzino al nonno. "Loro sono quello che noi non siamo". I protagonisti sono tre chierichetti. Tra un'avventura e l'altra, compreso l'incendio di una grande palma invasa dai ratti, ovvero il leggendario "eccidio delle merdone", diventano fratelli pur non avendo legami di sangue. Perché il sangue è acqua, di fronte alle emozioni vissute con un unico cuore che batte per tre. Un giorno i ragazzini si trovano a fronteggiare, insieme agli adulti, il garbuglio delle due parrocchie: quella guidata dal parroco di sempre, e quella di don Gigi, il nuovo parroco. Ma tra il noi e il loro prevarrà un'idea, un piccolo colpo di scena, geniale come i giochi dei ragazzi. E questo colpo di scena, di cui subito si approprierà indebitamente il vecchio parroco, susciterà in don Gigi il poco ortodosso commento: "Dannato paraculo!" Amen.
Rossella Calabrò)
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