Un uomo che trova coraggio solo dopo la morte, un killer senza volto e l'amante di una notte. Un "Capo" che mette ordine nel suo universo, un orfano di padre, il capitano di una squadra che non ha vinto mai e il compagno dell'agonia di uno scrittore soffocato dal successo. Ci sono i loro sette nomi sull'"Indice degli assenti" e ognuno è una porta che si apre su un palcoscenico nuovo rispetto a quello della quotidianità sul quale si ostinano a fingere di vivere. Nessuna rispettabilità, basta ipocrisia, e il mondo si trasforma in un posto diverso. Un luogo dove le pugnalate sono date con amore e i ricordi sono lì a mostrarti la distanza tra quello che sei e quello che avresti dovuto essere. Intorno il tempo scorre lento, con pochi cambi di scena, come a teatro. E così novanta minuti diventano lo spazio di una vita, una camera d'albergo un inferno personale e un bar l'unico posto dove sperare in qualcosa di migliore. Qui neanche Dio è buono fino in fondo e l'angelo della morte si è imborghesito e va in giro con lo smartphone. Odio, amore incontrollabile, impulsi vendicativi, manie, la volontà di distruggere o di costruire per una volta a modo proprio: forze troppo a lungo compresse si liberano e diventano iniezioni potenti di indecorosa verità che riaccendono gli occhi degli assenti restituendo ai loro sette nomi, per un momento, il loro senso.
Diversi fra loro per contenuto e ambientazione ma profondamente legati per atmosfera e colore, ciascuno di questi sette racconti contiene un pensiero o una situazione in cui è facile ritrovarti, un colpo di scena che ti fa tornare indietro fra le pagine per gustartelo di nuovo, un personaggio a cui ti affezioni per il suo essere così ruvido e vero. Le storie sembrano ambientate fra le mura di un set o su un palcoscenico immaginario: protagonisti sono spesso i dialoghi fra i personaggi o le parole nella testa di questi. Cattivi che ci mettono poco a mostrare un lato paradossalmente onesto, vitale, profondo. La scrittura è coinvolgente e mai banale, con tratti di piacevole ironia ad equilibrare riflessioni schiette e a volte amare, e passaggi capaci di farti arrabbiare o commuovere. Leggere questa raccolta alla fine è come specchiarsi nella società in cui siamo immersi: gli assenti siamo noi, quando quello che viviamo ci sta stretto tanto da volerne venire fuori con un gesto anche estremo, con una svolta che in qualche modo ci porta ad affermare che siamo connessi gli uni con gli altri ognuno con la sua personale forma di altruismo che permane nonostante tutto anche quando sembriamo soli e senza una meta.
In paradiso c'è un bar. No, a dir la verità il bar sta all'inferno, ma ai fini della storia non è che cambi granché. Che poi tra inferno e paradiso c'è una differenza sottile, ma voi questo ancora non potete saperlo.
ireneifg16 - 17/10/2018 13:54