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L'inverno di Giona

Filippo Tapparelli
pubblicato da Mondadori

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"Non ti ho mai conosciuto davvero, padre. Uomo sparito, fantasma di un fantasma. Hai carne di vento, pelle di nebbia. Non ti riconosco eppure sei me centomila volte al giorno." Siamo su una montagna ostile, fa molto freddo. Giona non ha ricordi. Ha poco più di quattordici anni e vive in un villaggio aspro e desolato insieme al nonno Alvise. Il vecchio, spietato e rigoroso, è l'uomo che domina il paese e impone al ragazzo compiti apparentemente assurdi e punizioni mortificanti. In possesso unicamente di un logoro maglione rosso, Giona esegue con angosciata meticolosità gli ordini del vecchio, sempre gli stessi gesti, fino a quando, un giorno, non riesce a scappare. La fuga si rivelerà per lui un'inesorabile caduta agli inferi, inframmezzata da ricordi della sua famiglia, che sembrano appartenere a una vita precedente, e da apparizioni stravolte. In un clima di allucinata sospensione temporale, il paese è in procinto di crollare su se stesso e la terra sembra sprofondare pian piano sotto i piedi del ragazzo. La verità è quella che appare? Solo un decisivo cambio di passo consentirà al lettore di raggiungere la svolta finale e comprendere davvero che cos'è l'inverno di Giona. Filippo Tapparelli, qui al suo esordio letterario, ha scritto un giallo onirico lontano da virtuosismi stilistici e intriso di atmosfere di perturbante ambiguità, descritte con potenza evocativa.

Dettagli down

Generi Romanzi e Letterature » Romanzi italiani

Editore Mondadori

Collana Scrittori italiani e stranieri

Formato Rilegato

Pubblicato 26/02/2019

Pagine 190

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788804708070

2 recensioni dei lettori  media voto 5  su  5
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L'inverno di Giona jacopob8

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voto 5 su 5 «Tu hai di nuovo i ricordi, Giona. Lo hai visto prima. Non dovevi ricordare e lui adesso vuole portarteli via di nuovo.» Perché Norina, perché? Perché Giona non doveva ricordare? Perché adesso il vecchio vuole che dimentichi di nuovo? Cosa si nasconde dentro la mente di questo giovane quindicenne che non ha memoria, che non ha passato e che nulla ricorda se non quellappena prossimo avvenuto? Chi sei davvero Giona? Chi è Alvise? Chi è la vittima, chi il carnefice? Il suo nome è Giona, o almeno questo è lappellativo con cui è sempre stato chiamato da Alvise, lanziano di cui tutti nel paese hanno terrore e che lo ha raccolto dalla solitudine e abbandono in cui verteva. Perché Giona non ha genitori, non sa chi è, non conosce le proprie origini, un maglione rosso è il suo unico tesoro e nulla ricorda. Sa soltanto che deve fare del suo meglio per non sbagliare perché in tal caso, la punizione che gli verrà commisurata sarà ben più severa di quello che è stato il suo errore. Non ha scelta, e lo sa. Questo, a detta di Alvise, è lunico modo per imparare. Perché soltanto con il dolore si può apprendere, soltanto con la sofferenza. In altro caso, tutto si dimentica, tutto cade nelloblio. Non vi è insegnamento. Un paese di contadini e pecorelle sperduto tra le montagne, nelle nubi e in una dimensione atemporale è il luogo in cui si dipanano le vicende e dove le voci corali dei coprotagonisti si fondano e uniscono a Luca e alla sua voce. «È questa la sua magia. È fatta di musica e suoni, Anna. Lei è tanto musica quanto sua nipote è silenzio. Anna, la donna che dà i nomi alle cose e alle persone. Quella che ha trovato un soprannome per ognuno dei suoi abitanti e per ogni albero del paese.» Luniverso disegnato da Filippo Tapparelli, autore esordiente Mondadori e vincitore del Premio Italo Calvino 2018, è totalmente privo di affettività bensì è caratterizzato da violenza, da un quotidiano che riflette il dolore come rappresentazione di una unica e improcrastinabile verità fatta di controllo, di precisione, di resilienza, di schemi precostituiti e irreversibili. Tuttavia, dopo una partenza in cui langoscia attanaglia il lettore tenendolo imbrigliato nelle sue morse e obbligandolo ad andare avanti senza possibilità di interruzione alcuna, ecco che tutto quel che era stato costruito e che si era delineato, si sgretola. Si sgretola per focalizzare lattenzione su unaltra verità. Dal tema del ricordo assente, misteriosamente venuto a difettare, lo scrittore prende per mano il suo conoscitore e lo conduce tra nuove tematiche e in una dimensione psicologica tutta da scoprire. Il risultato è quello di un elaborato di grande pregio caratterizzato da una trama solida e ben articolata, una penna pregiata, erudita, fluida e capace di trattenere il suo lettore e da personaggi tangibili con mano tanto che non faticano a disegnarsi nella mente. Da leggere. «E mi chiedo se per me ci sia una qualunque esistenza fuori da questa casa oppure, anche se ora mi pare terribile, io possa vivere solo qui dentro. Sono uscito da qui tante volte, eppure quello che ora mi stringe il petto non è il sollievo del ritorno ma il peso delladdio. È come se provassi nostalgia per questo luogo, per le botte di Alvise, per la sua violenza mascherata da lezioni di vita.»
L'inverno di Giona chiara_r82

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voto 5 su 5 Aprire un romanzo e trovarsi, senza anestesia, nel proprio inconscio. In quella parte più difficile da guardare e raccontare. Da tempo non facevo le due di notte per finire un libro perché l'emozione, l'identificazione, la curiosità e il bisogno di risposte sono più forti del sonno. Qual è il delitto? C'è un colpevole? Giona si salverà? Cosa si salverà di lui e del suo mondo avviluppante, dopo avere ricordato e capito? Filippo Tapparelli scrive senza fronzoli, in modo essenziale, ma tutti i sensi ne vengono sollecitati con incredibile concretezza, rendendo la lettura un'esperienza totalizzante, quasi fisica, che scuote nel profondo. Ha la forza e la libertà per trascinarci negli inferi e riportarci su, salvàti. Pochi esseri benedetti hanno questa capacità di usare le parole. Leggetelo, lascia senza fiato.

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