La notizia di un omicidio scuote Catania, gelando gli ultimi entusiasmi della più sentita ricorrenza cittadina. Mentre nell'aria si avverte ancora l'odore acre dei fuochi d'artificio, Vanina Guarrasi è alle prese con un caso che fa scalpore. È la mattina del 6 febbraio, la festa di Sant'Agata si è appena conclusa e «la Santa», come tutti la chiamano, è rientrata nella cattedrale. Nell'atmosfera distratta, da fine evento, che pervade strade e popolazione, un uomo viene ritrovato in una pozza di sangue nell'androne del Municipio, dentro una delle Carrozze del Senato. L'opinione pubblica è sconvolta e il sindaco in persona sollecita l'intervento della Guarrasi. La vicenda si presenta subito ingarbugliata, un intrico di piste che conducono sempre alla vita privata e familiare del morto, Vasco Nocera. Vanina, però, fatica a dedicare all'indagine l'attenzione che meriterebbe. A Palermo sta accadendo qualcosa che esige la sua presenza; è un richiamo che non può ignorare. Stavolta più che mai per la soluzione del mistero saranno importanti l'aiuto della sua squadra e l'impegno del commissario in pensione Biagio Patanè, che a dispetto dell'età non si ferma davanti a niente. «Vanina è una di noi e ci fa ridere perché nelle sue battute ritroviamo un'antica ragionevolezza, arma di sopravvivenza imperitura nei mondi difficili» (Roberta Scorranese, «Corriere della Sera»).
Cristina Cassar Scalia è una scrittrice italiana nata a Noto nel 1977. Vive ad Aci Castello in Sicilia, dove esercita la professione di medico oftalmologo
Esordisce nel mondo letterario nel 2014 con il romanzo La seconda estate, il quale è stato tradotto in Francia e insignito del Premio Capalbio Opera prima. Nel 2015 esce Le stanze dello scirocco, romanzo ambientato in Sicilia che segna l’inizio di una fortunata serie di volumi la cui cornice è proprio la bell’isola italiana.
E con questo sono cinque, anzi sei, i romanzi che ho letto con protagonista il vice questore Vanina Guarrasi, episodi di una serie nati dalla penna di Cristina Cassar Scalia. Sono sei e non cinque, perché di tutti ho scritto la recensione, tranne di uno, Il talento del cappellano, che non mi era assolutamente piaciuto, tanto forse da meritare una nota negativa, ma che ho voluto considerare un incidente di percorso, tale da non inficiare un giudizio di una serie nel complesso positivo. Ho sperato in un caso del tutto occasionale, in una prova non riuscita, convinto che con il successivo avrebbe rimediato. Purtroppo così non è stato, perché La carrozza della santa, pur partendo decisamente bene con questo morto ammazzato rinvenuto in una pozza di sangue nellandrone del municipio, dentro una delle Carrozze del Senato e in occasione della conclusione dei lunghi festeggiamenti in onore di SantAgata, ha palesato quasi da subito una pericolosa involuzione, con limpressione di un qualcosa di già letto. Infatti puntuali, come in una telenovela, è ricomparsa la ricerca dellultimo mafioso che aveva assassinato il padre di Vanina, in uno con la tormentata vicenda damore con Paolo Malfitano, procuratore aggiunto in perenne lotta con la criminalità organizzata siciliana. Poi ritornano tutti gli altri della squadra investigativa, della polizia scientifica, lamica avvocata perennemente in movimento e lui, lex commissario Biagio Patanè, con la consorte sempre più gelosa, una figura quella del funzionario di polizia in pensione che forse in origine doveva essere occasionale, ma che diventa sempre più importante, sia come presenza, sia come intuizioni relativamente alle indagini. Ci sono i piccoli screzi, gli amori che sbocciano, pasti luculliani, insomma tutti aspetti degli episodi precedenti, e sarebbero anche utili allopera se poi invece non risultassero carenti gli aspetti tipici del giallo, con una conclusione che francamente è del tutto campata in aria. Daltra parte la scrittrice intende privilegiare altre cose, altri aspetti, ma, dimenticando che si tratta di un poliziesco, mi sembra logico che le indagini dovrebbero essere i fini del romanzo, e non un pretesto.
Come puro svago La carrozza della santa può andare, pur presentando un ritmo non omogeneo, ma come letteratura di genere viene meno ai suoi scopi, il che comporta che, giunti al termine, si resti con lamaro in bocca, certamente non convinti della soluzione del caso, affrettata e con non poche incongruenze.
Si può leggere certamente, ma consapevoli dei non pochi limiti.
Renzo Montagnoli - 29/12/2022 08:06