Sull'Appennino tosco-emiliano, non lontano dall'Abetone, c'è una valle stretta e tortuosa, e in fondo una casa, una piccola casa con il tetto coperto di plastica colorata e due comignoli che buttano fumo sempre, estate e inverno. Un industriale della seta torna ai boschi dove un tempo andava a far funghi e la vede, quella casa. Malgrado il fuoco acceso sembra disabitata. È incuriosito. Entra. E lì comincia la sua avventura, che lo strappa alla mesta quotidianità del danaro e del potere per precipitarlo dentro un vertiginoso delirio, che è prova e passaggio, alla scoperta di sé. Mauro Corona scrive una piccola grande storia che suona come un apologo ed è allegoria della condizione umana quando perde di vista la semplicità dei valori cardine.
una favola senza tempo che Corona scrive con quel suo tratto tipico, diretto e leggero al tempo stesso. Ma stavolta il tutto è arricchito da un tocco di mistero che dura giusto lo spazio delle poche pagine nelle quali al centro del'attenzione ci sono una quotidianità consumata, la fatalità ed il riemergere di sentimenti antichi e di valori che erano stati calpestati.
sabina ronconi - 07/10/2013 15:12