Tirannico e orgoglioso primo scalpellino d'America, il vecchio Nick Molise è di nuovo in crisi con la moglie. Nessuno dei figli ha voglia di intervenire; d'altronde Nick, che sarebbe stato un uomo più felice se non avesse avuto famiglia... i suoi quattro figli erano i chiodi che lo tenevano crocifisso a mia madre, non ha intenzione di chiedere nulla a nessuno, tanto più che se la spassa a meraviglia con i vecchi amici e, nonostante l'età, coltiva un mucchio di progetti. Può divertirsi, sbevazzare e gloriarsi quanto gli pare del suo grande passato (la città di San Elmo era il suo Louvre, il suo museo a cielo aperto offerto agli occhi del mondo). Il sogno, neppure troppo segreto, sarebbe una tribù di figli-muratori seguaci della sua arte, mentre gli tocca fare i conti con un frenatore di treni, un funzionarietto di banca e uno scrittore. In barba alla propria innata pigrizia, henry - alias John Fante- lascia moglie e figli, si imbarca su un aereo e si tuffa alla volta dei genitori; giunto a San Elmo, il padre lo prende in contropiede, invitandole a un'impresa assurda quanto inutile: costruire un essiccatoio per pelli di cervo, in una località impervia a duemila metri di altezza. Henry in un primo tempo esita, poi acconsente, attratto dalla banda di squinternati confratelli del babbo.
Sarà per il mito di Edipo che non risparmia nessuno, sarà perchè ognuno, specchiandosi nel proprio padre o figlio, ritrova il pezzo più amato e odiato di se stesso, ma La confraternità del Chianti tocca le corde più profonde e nascoste di questo speciale rapporto.
La macchia di rossetto sulle mutande del padre ottantenne che fa imbestialire la moglie fa parte di una delle pagine più belle e divertenti della letteratura americana del '900.
Un libro davvero imperdibile.
La confraternita del Chianti
Anonimo - 31/08/2001 00:00
4/
5
Come presentare questo libro? Dire che parla di un rapporto padre-figlio, di una figura "stramba" di genitore, anzi di tutta una famiglia ben stramba, della "cultura" di una comunità, quella italiana, immigrata in America.corrisponde a verità, ma forse è riduttivo. Questo libro è anche molto altro: è un luogo di ironia, dissacrazione, dramma, ma anche sensibilità, tenerezza, amabilità eperché no divertimento!
E' il primo che ho letto di questo autore e senz'altro proseguirò con altri suoi titoli.
Sergio - 20/04/2004 16:42
Anonimo - 31/08/2001 00:00
Come presentare questo libro? Dire che parla di un rapporto padre-figlio, di una figura "stramba" di genitore, anzi di tutta una famiglia ben stramba, della "cultura" di una comunità, quella italiana, immigrata in America.corrisponde a verità, ma forse è riduttivo. Questo libro è anche molto altro: è un luogo di ironia, dissacrazione, dramma, ma anche sensibilità, tenerezza, amabilità eperché no divertimento! E' il primo che ho letto di questo autore e senz'altro proseguirò con altri suoi titoli.